Ipertensione arteriosa polmonare
Aumento della pressione sanguigna nell’arteria polmonare. La pressione sanguigna normale nell’arteria polmonare corrisponde a 25-30 mmHg al momento della sistole (contrazione cardiaca) e 13 mmHg al momento della diastole: la diagnosi di ipertensione arteriosa polmonare viene posta quando i valori misurati risultano superiori a questi limiti.
Quest’anomalia, di frequente riscontro nelle affezioni cardiache, può assumere tre forme.
Ipertensione arteriosa polmonare secondaria postcapillare È la forma più frequente, causata da un’altra anomalia, di origine cardiaca.
Cause
Spesso è dovuta a un’anomalia del cuore sinistro, consistente in una stenosi mitralica, una cardiopatia ischemica (diminuzione dell’afflusso di sangue al muscolo cardiaco), una miocardiopatia (patologia del miocardio) e così via. In questi casi, l’aumento della pressione sanguigna nell’atrio sinistro si ripercuote a monte, sulle vene e sui capillari polmonari, con conseguente ipertensione arteriosa polmonare.
Sintomi e diagnosi
I sintomi sono quelli della malattia responsabile. Il malato lamenta spesso dispnea, prima da sforzo e in seguito anche a riposo.
La diagnosi si basa sull’ecodoppler, che permette di valutare la pressione polmonare.
Trattamento
Questa forma di ipertensione arteriosa polmonare regredisce completamente o parzialmente quando se ne elimina la causa; per esempio, se è dovuta a stenosi della mitrale, dopo un intervento chirurgico, oppure, se è legata a un’insufficienza del ventricolo sinistro, in seguito a trattamento medico.
Ipertensione arteriosa polmonare secondaria precapillare È dovuta a un’ostruzione (coagulo, ispessimento della parete ecc.) localizzata nei rami dell’arteria polmonare o nelle arteriole polmonari. Rispetto all’ipertensione postcapillare risulta meno frequente.
Cause
L’ostruzione vascolare in causa può essere la conseguenza di una malformazione cardiaca congenita, come nel caso della comunicazione interatriale (presenza anomala di un orifizio tra i due atri) o interventricolare (anormale persistenza di uno o più orifizi tra i due ventricoli), o della persistenza del dotto arterioso, che di norma si chiude alla nascita. Patologie cardiache di questo tipo possono essere complicate da una malattia ostruttiva a carico delle arteriole polmonari.
Di più frequente riscontro è un’origine non congenita dell’ostruzione: insufficienza respiratoria cronica o embolie polmonari ripetute possono determinare ostruzioni, che a loro volta provocano ipertrofia del ventricolo destro e danno luogo al cosiddetto cuore polmonare.
Sintomi e diagnosi
I sintomi sono quelli della malattia in causa. Spesso il malato accusa dispnea. La diagnosi si basa principalmente sull’ecodoppler.
Trattamento
È rivolto alla causa, tuttavia è raro che la rimozione dell’ostacolo faccia regredire il disturbo.
Ipertensione arteriosa polmonare primitiva Rara forma di aumento della pressione arteriosa polmonare, a riposo e sotto sforzo, la cui causa non è nota. È più frequente tra i 20 e i 40 anni, con predominanza nei soggetti di sesso femminile. Sono stati segnalati casi familiari. Alcune forme di ipertensione polmonare, in apparenza primitive, sono in realtà provocate dall’assunzione di farmaci anoressizzanti.
Sintomi e diagnosi
Una dispnea più o meno intensa si associa ad affaticamento progressivo, e talora a dolori che insorgono sotto sforzo. La diagnosi si basa sull’assenza di una causa apparente e può trovare conferma tramite emogasanalisi o ecocardiografia, esami dai quali emergono rispettivamente una discreta ipossia (minore ossigenazione del sangue) e disturbi a carico del cuore destro.
Trattamento e prognosi
A causa della cattiva prognosi a brevissimo termine, questa anomalia rende necessario il trapianto polmonare.
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