Carie
Patologia a carattere distruttivo dei tessuti duri dentari (smalto e dentina), che può complicarsi con l’infiammazione del tessuto pulpare (pulpite); colpisce il 90% della popolazione mondiale.
Il fattore scatenante è rappresentato dalla placca batterica, costituita da una componente cellulare (batteri, cellule della mucosa orale e del sangue), una extracellulare (glicoproteine, carboidrati, enzimi, residui metabolici) e una inorganica: ha uno spessore variabile tra 0,1 e 1 μm e in 24 ore aderisce alle superfici dentarie isolandole dal cavo orale.
Viene così impedita la diffusione degli acidi prodotti dal metabolismo dei batteri all’origine della carie (cariogeni, in particolare lo Streptococcus mutans e il Lactobacillus acidofilus), ma anche limitata l’azione neutralizzante (il cosiddetto effetto tampone) della saliva, il che provoca un abbassamento del livello di acidità della bocca, la demineralizzazione dei tessuti duri dentari e, infine, la formazione della cavità cariosa.
L’azione della placca può venire rafforzata da alcuni fattori, locali e generali: scarsa igiene orale, tartaro, “affollamento” dei denti, abitudini alimentari non corrette, fumo e malattie varie (per esempio il diabete). Per quanto riguarda la diffusione, la carie colpisce in misura maggiore il sesso femminile e raggiunge i picchi di frequenza in età prepuberale e al termine dell’adolescenza.
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