Assistere un familiare
I bisogni compromessi
La cura centrata sulla persona
La cura centrata sulla persona è un approccio assistenziale in cui i pazienti sono visti nella loro interezza di persone e non come un organo malato da curare. Essa ha l’obiettivo di favorire e preservare l’autonomia del malato attraverso l’ascolto, l’autodeterminazione e la partecipazione condivisa delle decisioni da prendere nelle cure o nelle pratiche assistenziali.
Saper stabilire relazioni terapeutiche è indispensabile per riuscire a entrare nel mondo dell’ammalato.
Si è visto che questo aspetto riveste un ruolo fondamentale in tutta l’attività infermieristica, tanto da influenzare la pratica e i comportamenti di chi opera nell’assistenza e l’organizzazione intera dei servizi sanitari.
Per stabilire una relazione con l’ammalato, ponendolo al centro della cura, è necessario disporre di tempo da dedicare e di disponibilità all’ascolto.
Il “mondo” della persona deve essere visitato non solo dal di fuori: se il soggetto da aiutare è un familiare, si conoscerà non solo il suo mondo ma forse il suo intero universo; quando invece si interviene come volontari è auspicabile dedicare un minimo di tempo per capire quali sono le paure o i punti di forza su cui fare leva.
Anche la conoscenza e il rispetto dei confini del mondo dell’assistito devono essere considerati una prerogativa per un rapporto sano: spingersi al di là di questi limiti, oltre a essere un grave errore, è anche una violenza che è meglio risparmiare alla persona in difficoltà.
Quando si intrattiene un rapporto con un individuo è utile tenere presente che la relazione ha sempre un inizio, un suo percorso e anche una fine.
Avendo bene in mente questi concetti, è facile dedurre che nella prima fase dell’orientamento sia il malato sia la persona che lo assiste devono conoscersi e capirsi; la fiducia ha un ruolo fondamentale nel primo periodo del rapporto: perdere la fiducia iniziale, attirandosi le antipatie del malato, può contribuire a rovinare tutto.
La seconda fase della relazione deve tenere in considerazione le sensazioni legate ad alcune manovre assistenziali. Può essere utile in questo senso adottare un atteggiamento che sostenga le paure, favorisca l’esplorazione dei pensieri e dei desideri. In alcuni casi è possibile che emergano contenuti aggressivi, oppositivi o di non collaborazione.
La fine di una relazione può avvenire per vari motivi e in molti modi: un semplice arrivederci o un brusco addio. Anche se non si è dei professionisti sanitari, due fondamentali concetti sono sempre da considerare attentamente: i valori e le credenze dell’ammalato.
Quando si è impegnati nell’assistere, in particolare un familiare o una persona con la quale si è molto in confidenza, si può “inciampare” facilmente in errori legati alla mancanza di quel normale grado di distacco che esiste tra un sanitario e un paziente.
I valori e le credenze degli individui devono essere rispettati per poter agire correttamente nei confronti di chi è malato. Anche se si crede di sapere tutto di una persona, nel momento in cui ci si trova a dover decidere si può incorrere in moltissimi errori.
Se si agisce contro un valore fondamentale di un ammalato, anche a fin di bene, si rischia di compromettere il rapporto con lui. Per evitare che questo avvenga, può essere molto utile pianificare le azioni da svolgere insieme, considerando la globalità dell’individuo: le persone, non essendo solo “etichette” o diagnosi mediche, hanno la capacità di conoscere la loro vita meglio di chiunque altro.
Provare a porsi delle domande è un metodo molto efficace per trovare anche le risposte: qual è la situazione migliore per lui/lei? Quali sono le sue aspettative? Come percepisce la sua vita? Che idea ha della qualità della sua vita?
Nel riquadro a destra sono elencati e descritti in sintesi i bisogni fondamentali della persona, che verranno analizzati in dettaglio nei prossimi capitoli.
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