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La meditazione
Prima di parlare di semplici tecniche di meditazione è necessario ricordare che in caso di disturbi difficilmente interpretabili bisogna rivolgersi al proprio medico per un’analisi approfondita.
Se ci si ferma un attimo a pensare ai meccanismi della mente, si intuisce chiaramente che essa non ha “pace”, è sempre in cerca di qualcosa, passa da un oggetto all’altro senza sosta; non è necessario dire alla mente di pensare, il suo lavoro continua incessantemente.
Questo aspetto può in alcuni casi diventare particolarmente disturbante, tant’è che spesso si sente dire: “Non riesco a fermare il pensiero, mi sembra di avere un disco fisso in testa”. Un’attività mentale esuberante, risultato di una vita piena di preoccupazioni, di ansie, di ritmi serrati e, nel caso specifico, della presenza di un ammalato in casa può in effetti dare vita a vari disturbi.
La Vita esige i suoi ritmi (il giorno, la notte, le stagioni) e l’essere umano deve rientrare in questa armonia, pena il disequilibrio fisico e psicologico. La meditazione è semplicemente una tecnica per “spegnere la mente” e per calarsi in se stessi dimenticando per alcuni minuti il mondo esteriore. Premesso che queste poche parole non sostituiscono un periodo di training presso maestri qualificati, una semplice seduta di meditazione può svolgersi anche a casa. Esistono moltissime tecniche: meditare su un piccolo punto, sul respiro, sul sole, su un triangolo. Gli ordini monastici impiegano queste tecniche meditando sulla morte, sulla vacuità, sulla compassione, sull’amore, sulla devozione. Le tecniche si possono utilizzare a scopo rilassante e non devono necessariamente rientrare in una confessione di fede. Una semplice tecnica di meditazione molto efficace può essere effettuata concentrandosi sul respiro.
Ecco come procedere.
- Spegnere telefoni e televisori e ritagliarsi un quarto d’ora di tempo.
- Indossare una tuta per essere comodi nei movimenti.
- Verificare che la temperatura della stanza sia adatta: 20-22 °C rappresentano l’ideale.
- Tenere una luce soffusa (candela) e magari accendere un bastoncino di incenso profumato per rendere adatta l’atmosfera.
- Sedersi comodamente, se non si riesce a stare con le gambe incrociate assumere la posizione più consona.
- La schiena dovrebbe essere ben diritta.
- Chiudere le palpebre e dirigere lo sguardo verso la punta del naso.
- Cominciare a respirare lentamente e profondamente: inspirare ed espirare, inspirare ed espirare.
- Concentrare l’attenzione sul respiro e sorvegliare che i pensieri non vaghino incontrollati.
- Nel caso emergano molti pensieri, lasciarli “gironzolare” liberamente senza respingerli; con la pratica diventeranno sempre meno invadenti.
- Attenzione a non addormentarsi! Se ciò dovesse avvenire non c’è tuttavia da preoccuparsi, probabilmente la necessità primaria è quella di dormire.
L’efficacia della meditazione, come di qualsiasi altra tecnica, migliora con la pratica quotidiana e regolare. Alcuni studi scientifici hanno verificato gli effetti di una pratica meditativa costante sulla circolazione e sul benessere generale e hanno dimostrato che i benefici sono reali e tangibili.
Ritagliare spazi di vita
Quando una persona è gravemente ammalata, per esempio in caso di malattie cronico-degenerative o, in generale, in presenza di patologie potenzialmente mortali, i membri della famiglia tendono a vivere con molta sofferenza l’esperienza di stare accanto al proprio caro. Questa spirale di preoccupazioni risulta molto pericolosa, perché l’assistente o il parente devono necessariamente avere il tempo per “staccare la spina” e gioire delle cose belle che la vita offre. Purtroppo l’attaccamento al congiunto, nel caso sia un familiare, rende molto difficoltosa la disponibilità a ritagliarsi spazi di vita senza che emergano sentimenti quali i sensi di colpa o la sensazione di ritenere ingiusta la decisione di potersi dedicare ad altro che non sia il parente.
Oltre ai sentimenti che la persona vive sulla propria pelle, in alcuni casi emergono prepotentemente anche i tentativi di manipolazione dell’ammalato nei confronti del coniuge, dei figli o di chi si occupa di lui. Questo comportamento tentacolare richiede inevitabilmente una difesa. Spesso è del tutto inutile tentare di fare cambiare atteggiamento a queste persone; è invece più fattibile evitare di cadere nella loro trappola. In talune occasioni i rapporti tra genitori e figli possono essere patologici e in questi casi è necessario un aiuto esterno o un lavoro interiore per provare a ristabilire un minimo di equilibrio. Molte aziende sanitarie hanno attivato i cosiddetti ricoveri di sollievo per gli ammalati cronici gestiti a domicilio al fine di consentire ai parenti di riprendere fiato per un periodo di un mese o due all’anno. Questa opportunità dovrebbe essere attentamente considerata quando il livello di stress diventa insopportabile e compaiono i primi segni di esaurimento psicofisico. In linea di massima, tali ricoveri vengono pianificati con l’assistente sociale e il medico di base.
Anche i centri diurni possono rispondere ad alcune esigenze e consentire di dedicarsi ad aspetti dell’esistenza che esulano dall’assistenza al malato.
Chi crede di poter gestire da solo il peso di determinate situazioni familiari commette un grave errore, che presto o tardi pagherà molto caro; il senso di colpa, che frequentemente tormenta i familiari, è il peggiore dei nemici e deve essere combattuto con preziosi alleati (medico, infermiere, psicologo, assistente sociale).
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