L’influenza è una malattia infettiva causata da un virus appartenente alla famiglia degli Orthomyxovirus; colpisce uccelli e mammiferi, ma l’uomo può venire infettato solo dai virus dell’influenza A e B. Tali virus, che al microscopio elettronico appaiono di forma sferica, possiedono due proteine di superficie: emoagglutinina (HA) e neuraminidasi (NA).
Si conoscono 15 sottotipi di HA (distinti, in base alla numerazione, da H1 a H15) e nove sottotipi di NA (da N1 a N9); la combinazione dei vari sottotipi di HA e NA presenti nel virus caratterizza e dà il nome al singolo evento influenzale: per esempio, l’influenza aviaria H5N1 viene così denominata perché il suo virus è caratterizzato dal sottotipo con emoagglutinina 5 (H5) e con neuraminidasi 1 (N1). Tutti i sottotipi del virus dell’influenza di tipo A sono stati ritrovati negli uccelli e, in parte, in altri animali infetti: ciò significa che gli uccelli sono i serbatoi naturali di questo influenzavirus.
Sintomi dell’influenza
I sintomi che caratterizzano l’influenza sono malessere generale, sensazione di febbre, dolori muscolari, mal di testa e nausea, che insorgono abbastanza repentinamente; la febbre può arrivare fino a 40 °C e durare fino a 5 giorni.
I primi segnali dell’influenza sono tosse, naso che cola, starnuti e mal di gola; anche se gli altri sintomi si protraggono generalmente 3-5 giorni, tosse, stanchezza e sensazione di malessere generale possono essere avvertite fino a 1-2 settimane dopo la scomparsa della febbre.
La presenza contemporanea di febbre, di un sintomo respiratorio (mal di gola, tosse, starnuti, naso che cola) e di un sintomo sistemico (sensazione di stanchezza, malessere generale, mal di testa, dolori muscolari), nel momento in cui il virus dell’influenza è circolante nella comunità, permette di fare diagnosi clinica di influenza.
Le complicanze più temibili (polmoniti e ricoveri ospedalieri per cause principalmente cardiache) si sviluppano generalmente in anziani, pazienti portatori di malattie croniche e bambini.
Come si trasmette l’influenza: epidemie e pandemie
L’influenza si trasmette rapidamente, da persona a persona, attraverso le goccioline che vengono emesse dall’individuo infetto quando tossisce o starnutisce; tali goccioline penetrano nell’individuo che viene infettato attraverso le vie aeree e le congiuntive.
Una peculiarità dell’influenza è il suo ripetersi costantemente in tutto il mondo, ogni anno, nei periodi invernali, colpendo mediamente dal 5 al 10% della popolazione.
Questa epidemia va tenuta distinta dalla cosiddetta pandemia, che è caratterizzata invece dalla presenza di un nuovo sottotipo di virus dell’influenza, nei confronti del quale la popolazione risulta non protetta e che arriva a colpire fino al 30% della popolazione. Nel secolo scorso si sono registrate tre pandemie: nel 1918 con l’influenza detta spagnola, nel 1957 con quella detta asiatica e nel 1968 con quella detta Hong Kong; dal 1997 un nuovo ceppo virale (H5N1) viene considerato a rischio per lo sviluppo di una pandemia, in quanto si è presentato in differenti aree geografiche (principalmente nell’Asia sudorientale) infettando più di 300 individui e provocando la morte di circa 200 di questi.
La vaccinazione antinfluenzale
La vaccinazione antinfluenzale viene considerata, al momento, la migliore strategia preventiva per il controllo dell’influenza nella popolazione: nella maggior parte dei Paesi il vaccino viene offerto gratuitamente a persone di età superiore ai 65 anni, soggetti portatori di malattie croniche, personale sanitario e soggetti a contatto con gli allevamenti (in alcuni Paesi anche ai bambini sani fino a 2 anni).
La vaccinazione deve essere effettuata ogni anno in quanto, essendo il virus dell’influenza variabile, la sua protezione è limitata. Ogni anno il vaccino viene preparato secondo le direttive che l’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) impartisce basandosi sulle caratteristiche delle epidemie precedenti. I vaccini attualmente utilizzati sono costituiti da virus influenzali inattivati; in Italia sono commercializzati tre tipi di vaccino antinfluenzale: il vaccino “split”, il vaccino a subunità e il vaccino adiuvato.
Dal 1977 circolano nella popolazione, costantemente, tre gruppi di virus (A/H3N2, A/H1N1 e B), di conseguenza sono in uso i vaccini cosiddetti trivalenti; poiché ciascuno dei tre tipi di virus va periodicamente incontro a variazioni minori della sua struttura antigenica l’OMS, avvalendosi di una rete di sorveglianza sulla circolazione dei virus, definisce ogni anno la composizione “ottimale” del vaccino antinfluenzale.
Influenza o raffreddore?
Nel periodo compreso tra ottobre e marzo circolano innumerevoli virus e batteri, che possono colpire l’uomo causando infezioni a carico delle vie respiratorie; ciò vuol dire che, nel momento in cui inizia a circolare il virus dell’influenza, sono attivi molti altri agenti che, nel complesso, hanno una probabilità molto superiore (circa 6-7 volte) di infettare l’organismo umano rispetto all’influenza. Occorre quindi fare attenzione quando si diagnostica l’influenza a ogni persona che, nel periodo invernale, presenta sintomi di tipo respiratorio e ha un po’ di febbre, in quanto l’infezione potrebbe essere provocata da altri virus.
Nella tabella che segue vengono riportati i segni clinici distintivi dell’influenza e quelli del raffreddore.
Terapia: non solo farmaci
La lunga consuetudine ha dato vita, nel corso degli anni, a una vera tradizione di rimedi non solo farmacologici contro le comuni affezioni virali invernali, dal raffreddore all’influenza; questi rimedi hanno lo scopo sia di prevenire tali affezioni aumentando le difese dell’organismo, sia di renderne più breve e meno fastidioso il decorso.
I supplementi di vitamina C sono efficaci nella prevenzione del raffreddore, tuttavia la loro assunzione costante in dosi massicce non è raccomandata.
Misure di igiene e protezione individuale: fondamentali
La trasmissione interumana del virus dell’influenza si compie non solo per via aerea,attraverso le goccioline di saliva emesse dall’individuo infetto, ma anche per via indiretta, attraverso il contatto con mani contaminate dalle secrezioni respiratorie. Per questo motivo una buona igiene delle mani e delle secrezioni respiratorie può essere d’aiuto nel limitare la diffusione dell’influenza. Recentemente il Center of Disease Prevention and Control europeo, valutando le misure di protezione individuali non farmacologiche utili per ridurre la trasmissione del virus influenzale, ha raccomandato le seguenti azioni:
- lavaggio delle mani (in assenza di acqua, usare gel alcolici), pratica fortemente raccomandata;
- buona igiene respiratoria (coprire bocca e naso quando si starnutisce o tossisce, trattare i fazzoletti e lavarsi le mani), pratica raccomandata;
- isolamento volontario in casa di (o delle) persone affette da malattie respiratorie febbrili, soprattutto nella fase iniziale, pratica fortemente raccomandata;
- uso di mascherine da parte delle persone con sintomatologie influenzali, quando si trovano in ambienti sanitari (ospedali), pratica fortemente raccomandata.
I provvedimenti appena citati dovrebbero coadiuvare quelli basati sui presidi farmaceutici (vaccinazione e impiego di farmaci antivirali): contenere gli starnuti e colpi di tosse con la protezione della mano o di un fazzoletto oppure evitare contatti ravvicinati se ci si sente influenzati sono gesti semplici ed economici al pari del lavarsi spesso le mani (in particolare dopo essersi soffiati il naso o aver tossito o starnutito), ma sono comunque utili per ridurre la diffusione dei virus influenzali e di altri germi infettivi. In particolare il gesto di lavarsi le mani, anche se sottovalutato, rappresenta sicuramente l’intervento preventivo di prima scelta, riconosciuto dall’OMS come una tra le pratiche più efficaci per il controllo della diffusione delle infezioni anche negli ospedali. Evitare di recarsi al lavoro se si è affetti da una sintomatologia influenzale, confermata dal medico curante, è infine un’ulteriore misura per evitare di contribuire alla diffusione del contagio.
Pandemia influenzale
Si tratta di un’epidemia estesa in breve tempo a una parte importante della popolazione (30-35%) e dovuta alla rapida diffusione di un nuovo virus influenzale di tipo A in tutto il mondo. L’evento comporta un forte impatto sulla popolazione, in particolare su quella definita a rischio, ma potrebbe presentarsi con un’aumentata incidenza anche nelle fasce giovani.
Le passate pandemie di influenza hanno comportato un numero elevatissimo di malati, ricoveri, decessi e gravi implicazioni sociosanitarie ed economiche. La comparsa di un ceppo virale dell’influenza completamente diverso da quelli precedenti non è di per sé sufficiente per dire che si è verificata una pandemia: occorre anche che il nuovo virus sia capace di trasmettersi da uomo a uomo in modo efficace. [A.S.]