Urografia endovenosa
Esame radiologico che studia la morfologia e il funzionamento dell’apparato urinario.
Indicazioni e controindicazioni
L’urografia endovenosa, l’esame radiologico più classico dell’apparato urinario, è oggi poco praticata, ma resta indicata in molte patologie urinarie, in particolare infezioni, ematuria (presenza di sangue nelle urine), coliche renali e disturbi della minzione.
Tecnica e svolgimento
L’indagine consiste nel radiografare le vie urinarie dopo averle rese opache con un mezzo di contrasto iodato, iniettato endovena, che verrà eliminato nelle urine. Esclusi i casi di emergenza, questo esame si pratica sul paziente a digiuno, sottoposto a dieta idrica leggera. L’urografia endovenosa dura circa 90 minuti. Prima dell’iniezione, con il soggetto disteso sul tavolo d’esame, si effettua una radiografia semplice dell’addome per individuare eventuali calcoli urinari, radiopachi. Dopo l’iniezione endovenosa del mezzo di contrasto, si effettuano radiografie di reni, ureteri, vescica e uretra a intervalli fissi (nei primi 5 minuti, poi ogni 10, 15, 20 minuti o più), per poter valutare la morfologia delle vie urinarie e la qualità dell’escrezione e del flusso di urina. Infine, si effettuano sistematicamente radiografie prima, durante e dopo la minzione e, se necessario, in caso di disfunzione renale, 24-48 ore dopo l’iniezione.
Effetti secondari
L’urografia endovenosa può provocare reazioni di intolleranza allo iodio (nausea, vomito, calo della pressione arteriosa), che è possibile evitare prescrivendo ai pazienti sensibili un trattamento antiallergico nei giorni precedenti. Nei diabetici l’esame impone la perfusione di soluzione fisiologica per garantire una buona idratazione e prevenire l’insorgenza di una tubulopatia (lesione dei tubuli renali).
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