PsicoFARMACI -Anticonvulsivanti
In alcuni pazienti con sintomi di mania che non traggono beneficio o non possono o vogliono assumere il litio, può essere efficace il trattamento con gli antiepilettici: l’acido valproico rappresenta infatti la principale alternativa terapeutica per i disturbi bipolari, e nei disturbi bipolari a ciclicità non rapida è efficace quanto il litio, mentre sembra essere addirittura superiore in quelli a ciclicità rapida.
L’acido valproico può talvolta causare effetti indesiderati a livello digestivo e occasionalmente mal di testa, visione doppia (diplopia), capogiro, ansia e confusione. Nei pazienti colpiti da tali manifestazioni i medici in genere fanno eseguire controlli della funzionalità epatica prima di iniziare la terapia e successivamente a intervalli frequenti, in particolare durante i primi sei mesi di terapia; la prescrizione di questi farmaci avviene inoltre con particolare cautela per le giovani donne. Anche altri antiepilettici sono utilizzati nei disturbi bipolari, tra cui carbamazepina, lamotrigina, gabapentin e topiramato.
Antidepressivi La depressione è una malattia che può insorgere da sola o in concomitanza con altre patologie, e l’intensità dei suoi sintomi può essere molto variabile. Il medico può decidere di instaurare una terapia con gli antidepressivi non solo per le forme gravi, ma anche per quelle più lievi. Questi farmaci non vanno considerati come sostanze che “tirano su il morale” o che fungono da stimolanti, ma come farmaci che aiutano i pazienti a sentirsi come prima che si instaurasse lo stato depressivo.
Il medico sceglie sempre il farmaco in base ai sintomi dei singoli pazienti. Questi ultimi in genere notano un miglioramento nel giro di un paio di settimane, ma di solito il farmaco va assunto con regolarità per 6-8 settimane prima di ottenere un effetto terapeutico totale. Se dopo questo periodo non si osservano cambiamenti nei sintomi, il medico potrebbe decidere di prescrivere un farmaco diverso o modificare del tutto la terapia con altre categorie di sostanze. Poiché non si può sapere in anticipo quale farmaco sarà efficace, potrebbe essere necessario prescrivere prima un farmaco e poi un altro per verificare la risposta al trattamento che, se soddisfacente, potrà essere anche continuato per mesi o anni, sempre seguendo scrupolosamente le istruzioni del medico. Solo quando paziente e medico ritengono che la terapia possa essere sospesa, si valuterà come farlo. In ogni caso, il paziente non deve mai sospendere la terapia senza aver consultato il medico. Nei pazienti con diversi attacchi di depressione, il trattamento prolungato potrebbe rappresentare il metodo migliore. Il dosaggio degli antidepressivi varia, in base al tipo di farmaco e alle caratteristiche personali del paziente; di solito si inizia con un dosaggio basso e si aumenta gradualmente nel tempo fino a che non si raggiunge l’effetto desiderato senza che siano insorti effetti collaterali fastidiosi. Il medico, in genere, non inizia mai una terapia con antidepressivi in dose elevata, ma con incrementi graduali fino alla dose considerata “terapeutica”. Dagli anni sessanta agli anni ottanta del Novecento, il trattamento di prima scelta per la depressione maggiore è stato quello degli antidepressivi triciclici, efficaci quanto gli antidepressivi di più recente produzione ma di solito gravati da effetti collaterali più spiacevoli: per questo motivo oggi tali sostanze (imipramina, amitriptilina, nortriptilina e desipramina) sono prescritte spesso in seconda o terza battuta. Altri antidepressivi introdotti nello stesso periodo dei triciclici sono gli inibitori delle monoaminoossidasi (IMAO), utili in diverse tipologie di pazienti ma anch’essi gravati da diversi problemi tra cui, fondamentalmente, le interazioni pericolose per contemporanea assunzione di alcuni cibi, bevande e parecchi farmaci; il loro impiego è quindi ancora limitato, nonostante siano in realtà molto sicuri se utilizzati in modo corretto e secondo le istruzioni. Negli anni novanta sono stati introdotti in commercio molti antidepressivi nuovi, di efficacia sovrapponibile a quelli più vecchi, ma con minori effetti collaterali. Alcuni di essi agiscono soprattutto sulla serotonina e sono noti come inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina (SSRI): fluoxetina, sertralina, fluvoxamina, paroxetina e citalopram. Alla fine del decennio sono stati inoltre inseriti due nuovi farmaci, il nefazodone e la venlafaxina, che come i triciclici agiscono sia sulla noradrenalina sia sulla serotonina, ma hanno minori effetti collaterali. In seguito alla terapia con nefazodone possono comparire problemi a livello della funzionalità del fegato, per cui è bene riferire al medico l’insorgenza di problemi quali un colore giallo della cute o del “bianco degli occhi”, urine molto scure, perdita persistente di appetito, nausea, dolore addominale. Altri farmaci impiegati nel trattamento della depressione sono la mirtazapina e il bupropione, che non sono chimicamente correlati agli altri antidepressivi.
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