Insufficienza renale cronica -Diffusione
L’aumento considerevole della vita media conseguito negli ultimi anni, grazie anche agli enormi progressi ottenuti dalla medicina in termini di prevenzione, diagnosi e cura ha condotto a una situazione per certi versi paradossale: se infatti si è assistito, da un lato, a una netta riduzione delle principali malattie renali un tempo responsabili dell’insufficienza renale cronica (per esempio le glomerulonefriti o l’insufficienza renale acuta irreversibile), dall’altro lato sono state chiamate in causa numerose malattie croniche (cardiocircolatorie, metaboliche ecc.) che una volta − poiché le persone morivano in età meno avanzata − non avevano il tempo di “fare danni” e quindi coinvolgere, compromettendola, la funzionalità renale. È per questi motivi che in una grossa percentuale di pazienti l’insufficienza renale cronica terminale è divenuta una sorta di “malattia da sopravvissuti”.
Detto questo, secondo gli ultimi dati ricavati da studi sulla popolazione è emerso che:
- tra il 5 e il 10% della popolazione generale presenta un danno renale, e la maggior parte dei soggetti affetti non ne è consapevole;
- queste percentuali sono in continua crescita, tanto da poter configurare una sorta di epidemia diffusa in tutto il mondo;
- in un numero di casi sempre più elevato la diagnosi di insufficienza renale cronica è tardiva.
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