Carcinoide
Tumore benigno o maligno, poco voluminoso, che si sviluppa soprattutto nelle mucose dell’apparato digerente, talvolta nella mucosa bronchiale, a scapito delle cellule endocrine dette argentaffini (che cioè si colorano con certi sali d’argento). I carcinoidi (detti anche tumori argentaffini o neuroendocrini) sono poco frequenti: rappresentano meno dell’1% dei tumori dell’apparato digerente e meno dello 0,2% della totalità dei tumori. Insorgono di solito tra i 50 e i 60 anni, in pari misura nell’uomo e nella donna. Nella fase iniziale sono poco voluminosi e multipli in un terzo dei casi. È talvolta difficile stabilire se hanno carattere benigno o maligno, fattore che è in relazione con le dimensioni e la sede (i tumori che misurano meno di 2 cm sono spesso benigni). Le localizzazioni sono, in ordine decrescente di frequenza, l’appendice (sede della metà dei carcinoidi del tubo digerente), il digiuno e l’ileo (intestino tenue), il retto e i bronchi; i carcinoidi dello stomaco o dell’ovaio sono molto più rari.
Sintomi ed evoluzione
I carcinoidi benigni non danno luogo ad alcun sintomo e vengono diagnosticati durante un intervento o un accertamento clinico per altre malattie (appendicectomia o endoscopia). Le forme maligne possono ostruire l’intestino e dare luogo a metastasi nel fegato e nei linfonodi addominali. Possono secernere molti tipi di ormoni (serotonina, istamina, corticotropina, ormone della crescita, calcitonina, glucagone, gastrina ecc.), che causano sintomi rivelatori: sindrome di Cushing, acromegalia e sindrome carcinoide, quest’ultima soprattutto in caso di carcinoide dell’intestino tenue complicato da metastasi epatiche.
Diagnosi
La diagnosi si basa sulla localizzazione radiologica del tumore (digestivo o polmonare), sull’esame microscopico del prelievo bioptico e sul riscontro della secrezione ormonale. La raccolta delle urine permette il dosaggio dell’acido 5-idrossi-indolacetico (5-HIA), molecola derivata dalla serotonina.
Trattamento
Il trattamento dei carcinoidi benigni consiste nell’ablazione chirurgica completa del tumore o dei tumori (per esempio carcinoidi dell’appendice). In caso di malignità, l’evoluzione molto lenta giustifica interventi terapeutici multipli: radioterapia, ablazione chirurgica estesa alle metastasi, in via eccezionale trapianto epatico.
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