Osteopatia
Osteopatia
La visita
L’osteopata si occupa soprattutto dell’aspetto meccanico dell’individuo, quindi la sua visita è orientata in questo senso e la sua analisi non ha niente a che fare con la diagnosi medica. Non esiste un modello di visita standardizzato, in quanto ogni osteopata predilige determinati test e ogni paziente richiede valutazioni diverse in relazione all’età (la visita di un neonato sarà completamente diversa da quella di un atleta) e al motivo per cui si è rivolto all’osteopata.
Alcuni osteopati, per esempio, integrano la visita con apparecchiature quali la pedana stabilometrica (che fornisce informazioni sulla postura), ma è importante comprendere che la loro bravura non si misura sull’utilizzo o meno di apparecchiature, quanto sulla capacità di individuare le cause e sull’abilità manuale di rimuoverle.
Nella visita si possono distinguere alcune fasi (occorre però ribadire che tale distinzione serve solo a far capire il concetto, poiché ogni osteopata personalizza il proprio modo di visitare), e cioè quella di conoscenza del paziente, quella di osservazione e quella di valutazione palpatoria.
La prima fase consiste appunto nella conoscenza del paziente, che si esplica con domande relative al motivo della visita e alla storia clinica mediante le quali si ricavano informazioni utili ai fini del trattamento. Di solito l’osteopata si sofferma sui traumi fisici subiti nel corso della vita perché questi possono essere causa di disfunzioni somatiche; altri eventi importanti possono essere gli interventi chirurgici subiti, i lavori dentali eseguiti o in corso, le attività sportive, il tipo di lavoro; molti osteopati chiedono informazioni sul parto, soprattutto per problemi riguardanti bambini o adolescenti.
Nella seconda fase c’è l’osservazione del paziente, nel corso della quale si possono rilevare eventuali asimmetrie, la posizione di alcune parti del corpo e il modo in cui il paziente sta in piedi (la postura); si può inoltre chiedere al paziente di eseguire alcuni movimenti per valutarne l’ampiezza.
La valutazione palpatoria si esegue con test attivi o passivi: nel primo caso è il paziente a eseguire dei movimenti di uno o più parti del corpo, mentre nel secondo è l’osteopata a muovere una parte del corpo, per esempio una vertebra, per valutarne la qualità di movimento e la posizione. Lo scopo è quello di valutare la mobilità e la qualità tissutale; tale valutazione si può eseguire con il paziente seduto, supino o prono. La valutazione della mobilità articolare può riguardare tutte le articolazioni del corpo, anche se l’attenzione maggiore di solito è rivolta alla colonna vertebrale; altre valutazioni riguardano lo stato di tensione delle fasce, la mobilità viscerale e tutto ciò che riguarda l’ambito cranico. Si dice che le dita dell’osteopata devono “sentire, pensare e vedere”: un modo per affermare che la palpazione è il mezzo di valutazione più importante.