Osteopatia
Osteopatia
La disfunzione somatica (lesione osteopatica)
Per seguire meglio la logica di trattamento, è utile comprendere il concetto di disfunzione somatica o lesione osteopatica (quest’ultima definizione era più utilizzata in passato). Analizzando i principi base dell’osteopatia, si capisce come si cerchi di ottenere un cambiamento nel corpo agendo su quella che noi definiamo struttura: l’osteopata interviene laddove abbia ravvisato un problema che, a suo parere, influisce su alcune funzioni locali e generali. Questo “problema” della struttura viene definito appunto disfunzione somatica. Generalmente gli osteopati la considerano una riduzione di mobilità, ma è più corretto definirla come anormalità dell’ampiezza di movimento di un’articolazione, un muscolo, una fascia connettivale, un viscere, quasi sempre collegata a un’alterazione della qualità tissutale; nella definizione classica è sufficiente la presenza di uno di questi elementi per parlare di disfunzione somatica.
Le disfunzioni vengono evidenziate attraverso test di mobilità attiva e/o passiva, generali e specifici, sulle singole strutture da analizzare; a questi si aggiunge la valutazione palpatoria dei tessuti, che serve a capire se ci sono zone di fibrosi, contratture, alterazioni della mobilità delle fasce o dei visceri.
Spesso la causa principale di una disfunzione osteopatica è un trauma che determina, in modo sia diretto sia indiretto, varie conseguenze: riduzione di mobilità delle articolazioni interessate; compressione o trazione dei tessuti molli con reazione infiammatoria locale; irritazione delle fibre nervose legate al dolore (nocicettive). Se i meccanismi indotti dal trauma permangono nel tempo, causano la disfunzione.
Il trauma come primo evento è un esempio facile da comprendere, ma in realtà le possibili cause di disfunzione somatica sono numerose e non necessariamente di natura meccanica.