Craniosacrale
Craniosacrale
La seduta di craniosacrale
Generalmente l’operatore sta seduto ai lati di un lettino da massaggio, mentre il ricevente è sdraiato supino: se si osserva la scena dall’esterno sembra che non accada nulla, non ci sono grandi movimenti, le mani e il corpo dell’operatore semplicemente ascoltano. Il tipo di contatto delle mani con il corpo è molto leggero, rispettoso e accogliente; chi riceve può quasi addormentarsi, come in uno stato ipnotico, o provare la sensazione corporea di fluttuare o galleggiare sull’acqua. Questo è il punto di partenza del lavoro craniosacrale, uno stato di omeostasi dei fluidi corporei che indica una condizione di tranquillità e sicurezza.
In un secondo tempo l’operatore deciderà di agire secondo le proprie percezioni, con modalità diverse a seconda del caso e delle necessità del ricevente: ricorrerà così a tecniche cosiddette biomeccaniche, che implicano una seppur leggera interazione volontaria con la parte trattata, al fine di migliorare la fluidità dei movimenti precedentemente percepiti, oppure biodinamiche, che implicano il semplice ascolto delle maree fluide. Tali maree sono, nell’ordine:
- impulso ritmico cranico (ritmo di 6-12 secondi per ciclo);
- marea media (ritmo di 20-30 secondi per ciclo, con circa due-tre cicli al minuto);
- marea lunga (ritmo di 100 secondi per ciclo, circa un ciclo ogni minuto e mezzo);
- quiete dinamica (stato di apparente immobilità).
Ogni ritmo ha un suo significato clinico ed è una manifestazione del sottile movimento di un sistema o di uno stato corporeo: per semplificare diremo che il movimento delle ossa, delle membrane meningee e dei tessuti si esprime principalmente con l’impulso ritmico cranico (che rappresenta il nostro stato attuale), il movimento dei fluidi del corpo (liquor e altri fluidi corporei) si esprime nella marea media e la Potenza (cioè la forza vitale del respiro della vita) si esprime nella marea lunga che attraversa il nostro corpo, mentre gli stati di quiete sono i momenti in cui queste forze ritmiche si riorganizzano; questi ultimi costituiscono uno degli aspetti terapeutici del lavoro, in quanto qualsiasi movimento, per cambiare, deve necessariamente passare da uno stato di quiete, da un punto fermo.
L’operatore craniosacrale è in grado di percepire e distinguere questi ritmi, attribuendo un significato clinico a ognuno di essi, dal momento che qualsiasi tensione, disagio o malattia si esprime sia con una qualità ritmica sia con delle aree (dette fulcri) da cui origina ogni movimento.
I fulcri naturali sono zone del corpo situate lungo la linea mediana (l’asse corporeo che emerge e che determina il nostro sviluppo fin dall’embrione), mentre i fulcridi inerzia sono le zone del corpo in cui il movimento naturale è ostacolato da un trauma, un’infiammazione, una lesione e così via, ed esprimono un movimento alterato nel suo ritmo e nella sua forma. Semplificando ulteriormente, lo scopo del trattamento craniosacrale è allora quello di armonizzare i ritmi naturali, permettendo ai fulcri di inerzia di dissipare la loro cinetica traumatica e distorta e ripristinando il funzionamento dei fulcri naturali.
Il craniosacrale è un approccio intenzionale delicato e rispettoso alla globalità della persona, la relazione tra l’operatore e il ricevente è una relazione unica e individuale, come in altre terapie e discipline corporee.
“La palpazione attraverso le mani impiega tutti i sensi, la mente e il cuore per entrare in contatto con il respiro della vita. Il principio universale della manifestazione della vita trova la propria eco e la propria espressione personale nel nostro corpo come in qualsiasi altra forma di vita. Questo principio di “movimento originario” o di origine (dal quale è iniziato il mondo ) può essere descritto in vari modi: come il tutto che contiene la quiete e il movimento, nello Yin e nello Yang, nel cielo e terra, nei modelli religiosi e filosofici, come “frequenza cosmica” per la teoria elettrodebole, per la fisica dei quanti, per la scienza”.