Assistere un familiare
Assistere alla fine della vita
La negazione
È il primo meccanismo di difesa che viene attuato nel momento in cui il soggetto viene a conoscenza di una grave patologia organica: “credo che ci sia uno sbaglio, forse le analisi non sono le mie, sono sicuro che lei si sta sbagliando”. Questo è l’atteggiamento tipico della negazione, cioè il soggetto attua inconsciamente un procedimento per rendere tollerabile il dolore immenso e l’ansia che prova.
Suggerimenti per l’assistenza (per i parenti)
- Sicuramente ci si trova in una condizione di totale disperazione e non è assolutamente facile tenere nascosto questo stato d’animo; il parente non fa alcuna fatica a cogliere la disperazione dei cari che lo assistono.
- Parlare immediatamente con il medico, l’infermiere e/o lo psicologo per avere aiuto e consigli.
- Il malato continua a dire che va tutto bene, anche perché il problema di salute non è ancora tanto evidente, ed è meglio non rimuovere questa protezione poiché si finirebbe con il destabilizzare le difese già precarie del proprio caro.
- Alcune malattie possono protrarsi anche per anni e la depressione ha un effetto molto negativo sul sistema immunitario, quindi reggere il gioco è la soluzione migliore. Sicuramente il malato ha voglia di fare cose piacevoli e di “godersi la vita”.
- Se il vostro parente sente il desiderio di parlare è bene ascoltarlo e capire: la disponibilità all’ascolto è molto importante. Attenzione a non mostrarsi superficiali e, se possibile, non fuggire se il malato ha voglia di parlare.
Suggerimenti per l’assistenza (per gli operatori)
- La prima raccomandazione rivolta a tutti coloro che possono in un modo o nell’altro seguire l’ammalato è di evitare categoricamente di pronunciare frasi che minimizzano il problema, come: “ma dai che non hai niente, non preoccuparti che stai benissimo”. Ricordarsi sempre che il linguaggio verbale è solo una minima parte della comunicazione mentre quello non verbale è molto incisivo e veritiero: il malato cerca di difendersi come può ma non è stupido!
- Cercare di fare da “recipiente delle ansie” evitando di scaricare preoccupazioni o insicurezze sull’ammalato.
- Un atteggiamento calmo e rassicurante è sicuramente un’ottima medicina.
- Ascoltare.
- Restare in silenzio.
- Questo periodo probabilmente è fatto di molti atteggiamenti egoistici in cui tutto deve girare intorno all’ammalato: evitare di mostrarsi distaccati e lontani, non commettere però l’errore di farsi trascinare troppo nell’altrui sofferenza.
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