Il colon irritabile, denominato più correttamente sindrome del colon irritabile o sindrome dell’intestino irritabile, è una patologia caratterizzata dalla presenza di un persistente dolore addominale (almeno per tre mesi, secondo le definizioni ufficiali), spesso in corrispondenza di evacuazioni (che riducono il dolore) e associato ad almeno due dei seguenti disturbi: alterazione della frequenza, della consistenza o del transito delle feci, sensazione di distensione addominale o presenza spiccata di “aria” intestinale (meteorismo). I sintomi hanno spesso un carattere di persistenza nel tempo e influenzano negativamente la vita sociale e lavorativa dei soggetti colpiti.
La sindrome del colon irritabile rientra nel gruppo dei cosiddetti disturbi funzionali, ossia di quelle malattie che comportano problemi a carico di specifici organi o apparati dell’organismo, ma per le quali non si riescono a riconoscere alterazioni a carico dei comuni esami diagnostici strumentali o di laboratorio. Nel caso della patologia in questione, però, sono attualmente disponibili metodiche particolari di studio, peraltro poco diffuse, con le quali è possibile evidenziare alterazioni specifiche: per esempio si possono misurare le contrazioni dell’intestino, l’ipersensibilità dei visceri e il transito dei gas intestinali. La sindrome del colon irritabile (che tecnicamente viene anche denominata IBS, dall’acronimo inglese Irritable Bowel Syndrome) è piuttosto comune, potendosi riscontrare nel 15% circa della popolazione occidentale. Le donne paiono essere colpite più degli uomini, con un rapporto di 3 a 1. È da rilevare, però, che spesso le persone affette da questi disturbi non si rivolgono al medico e che la diagnosi effettuata in un paziente in un dato momento può non essere più confermata successivamente o viceversa.
Eziologia
La causa della patologia non è stata ancora del tutto chiarita. Tra i meccanismi che probabilmente la determinano vi sono le alterazioni della motilità intestinale, l’ipersensibilità viscerale, le variazioni della flora batterica e le anomalie nella trasmissione degli stimoli nervosi nel tratto digerente (in particolare quella legata alla serotonina). Nei pazienti con colon irritabile è stata inoltre riscontrata una frequenza più elevata di disturbi quali ansia, depressione, attacchi di panico, ipocondria. Tali disturbi, peraltro, risultano più diffusi tra i soggetti con intestino irritabile che si rivolgono al medico rispetto a quelli che non lo fanno. Tra questi pazienti, inoltre, sono stati riscontrati più spesso eventi stressanti nel corso della vita, in particolare nell’ambito lavorativo e famigliare; secondo alcuni studi questi eventi non sarebbero tuttavia correlati direttamente con la sintomatologia, ma contribuirebbero ad amplificare l’ansia e la solitudine, peggiorando la percezione dei sintomi stessi e spingendo il paziente a ricercare l’aiuto del medico. Numerosi studi hanno infine evidenziato in passato un maggior numero di episodi di abuso sessuale o fisico (specie in età infantile) tra i soggetti con colon irritabile, elementi che potrebbero tuttavia determinare più un aumento generalizzato nella percezione dei sintomi che la presenza della malattia di per sé.
Segni e sintomi
Il colon irritabile, proprio per la sua caratteristica di non presentare alterazioni dell’organismo rilevabili con i comuni esami diagnostici, viene definito e diagnosticato sulla base dei disturbi riferiti dai pazienti. Secondo le più recenti classificazioni, i sintomi lamentati più frequentemente sono dolore addominale, alterazioni della funzione intestinale (stitichezza, diarrea o loro alternanza) e gonfiore addominale. Al colon irritabile si possono associare, inoltre, problematiche che colpiscono altri distretti dell’organismo, quali l’ansia o la depressione, i disturbi del sonno, la fibromialgia (malattia reumatica che colpisce i muscoli provocandone la rigidità), la sindrome da affaticamento cronico o quella da dolore generalizzato, la cefalea, le cistiti ricorrenti, le alterazioni del ritmo cardiaco; tutti disturbi, quindi, che possono ampliare la sintomatologia di base.
Diagnosi e terapia
Non esistono esami di laboratorio o strumentali che consentano di porre direttamente la diagnosi di colon irritabile. Per evitare tuttavia al paziente un percorso diagnostico eccessivamente lungo, volto a escludere patologie organiche, qualora si sospetti un colon irritabile si preferisce in genere alternare fasi diagnostiche e terapeutiche via via più complesse, arrestandosi quando si trova una terapia efficace, in assenza di segni indicativi di altre patologie. Solitamente è necessaria molta pazienza per porre rimedio a questo problema ed è importante stabilire una buona relazione con il medico curante, che utilizzerà svariati provvedimenti terapeutici, da introdurre gradualmente cercandone le tipologie e le dosi adatte al singolo paziente: integratori di fibre e lassativi osmotici in caso di stitichezza, loperamide o colestiramina in caso di diarrea, antidolorifici o farmaci anticolinergici per sedare il dolore addominale. Gli studiosi discutono ancora sull’efficacia reale di preparati atti a riequilibrare la flora intestinale (noti con il vecchio termine di fermenti lattici), anche se alcuni di essi hanno dimostrato una certa efficacia; in qualche caso il medico potrà decidere di prescrivere antibiotici specifici (per esempio la rifaximina). Vista la frequente compresenza di disturbi di tipo ansioso o depressivo, o quanto meno di una componente psicoemotiva che accentua i sintomi del colon irritabile, sono spesso efficaci anche trattamenti con ansiolitici o antidepressivi. Talvolta è necessaria una terapia di associazione, utilizzando più preparati diversi, contemporaneamente. Nel frattempo potranno essere escluse eventuali specifiche patologie dell’organismo, utilizzando metodiche diagnostiche basate su esami del sangue, ecografia dell’addome, test per le intolleranze alimentari, colonscopia e così via. [E.G.]