Colonscopia
Esame che permette di esplorare la mucosa del colon, nella sua globalità o in parte, e in certi casi l’ultima ansa dell’intestino tenue. Viene effettuato per individuare la causa di una diarrea, di un sanguinamento digestivo, di dolori addominali, o per diagnosticare un polipo o un cancro del colon; consente inoltre la sorveglianza dei pazienti operati per un cancro del colon o del retto.
Durante l’esame è anche possibile praticare una polipectomia (ablazione di polipi) e un prelievo bioptico a fini diagnostici. La colonscopia si può praticare con o senza anestesia generale, in ambulatorio oppure ricoverando il malato per qualche ora. Il paziente deve attenersi a un’alimentazione che non lasci residui nelle feci (cibi semiliquidi) per 3 giorni prima della procedura.
Nelle ore precedenti, il colon viene evacuato con un purgante, che può essere associato a un clisma. È molto importante seguire scrupolosamente il protocollo prescritto; infatti, un colon non del tutto sgombro pregiudica la corretta esecuzione dell’esame. L’osservanza del protocollo è dimostrata dall’emissione, nelle ore precedenti l’esame, di feci di colore chiaro. Durante l’esame il paziente è disteso.
Il medico, dopo aver effettuato un’esplorazione rettale, introduce nell’ano un colonscopio, lungo tubo flessibile munito di fibre ottiche, alcune delle quali conducono la luce, mentre altre inviano l’immagine a un monitor o a un oculare.
Il colonscopio può avanzare nel colon grazie all’insufflazione di aria. L’esame dura circa 20 minuti. In caso di anestesia, il paziente rimane sotto sorveglianza medica per le 3 ore successive, per 24 ore in casi particolari di estrazione di polipi.
Effetti secondari
Durante la procedura praticata senza anestesia, l’introduzione di aria necessaria per la progressione del colonscopio è a volte dolorosa. La perforazione, peraltro molto rara, è l’unico incidente grave. Questo rischio impone di procedere con estrema prudenza in caso di colon patologico (colite ulcerosa, diverticoli). L’ablazione di un polipo può eccezionalmente provocare un’emorragia.
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