Vaccinium macrocarpon
Pianta, comunemente nota come mirtillo rosso americano o cranberry, appartenente alla famiglia delle Ericaceae. La droga è costituita dai frutti. I componenti principali sono antocianosidi (non meno del 23,8% e non più del 26,2% espressi come antocianidine), glicosidi flavonolici, composti fenolici, carboidrati, acidi, tannini e fibre.
L’azione antisettica a livello urinario di questa droga è stata attribuita per molto tempo alla sua capacità di acidificare le urine e al fatto che con un pH urinario acido l’Escherichia coli e altri batteri hanno difficoltà a svilupparsi. Studi farmacologici sperimentali hanno invece confermato che il succo di mirtillo americano è in grado di inibire l’adesione alle cellule epiteliali del tratto urinario dell’Escherichia coli fimbriato di tipo I, attività attribuibile al fruttosio presente nel cocktail del succo di mirtillo, e dell’Escherichia coli fimbriato tipo P, risultato non ascrivibile al fruttosio ma a un composto di alto peso molecolare la cui struttura non è stata completamente definita. Nel succo sembra dunque siano presenti almeno due composti responsabili dell’attività di inibizione dell’aderenza degli uropatogeni: il fruttosio e un polimero non identificato. Occorrono ulteriori studi in vitro e in vivo per definire quale dei due giochi un ruolo più attivo. L’estratto di mirtillo americano inibisce dell’80% l’adesività dell’Escherichia coli all’epitelio intestinale mediata dalle lectine (adesine) nel ratto. Le adesine, localizzate nelle fimbrie presenti sulla superficie batterica, sono in grado di aderire a specifici recettori monosaccaridici o polisaccaridici situati sulla superficie delle cellule dell’epitelio vescicale. L’inibizione dell’aderenza sembra imputabile soprattutto alle proantocianidine di tipo A2, presenti nel fitocomplesso in quantità circa quattro volte maggiore dei monomeri di epicatechina.
Un altro studio ha dimostrato che il mirtillo americano non solo riduce l’adesione dei batteri alle cellule intestinali, ma stimola in maniera importante il distacco di quelli già adesi. L’effetto inibente l’adesione batterica raggiunge il massimo dopo circa 2 ore e permane per un tempo equivalente dopo l’ingestione per via orale della droga che, essendo ricca di tannini, potrebbe esplicare anche un’azione astringente a livello della mucosa dell’intestino crasso. È stato anche dimostrato che le protoantocianidine (le più attive in questo senso sarebbero quelle di tipo A2) svolgono una potente azione inibente l’adesione dell’Escherichia coli fimbriato tipo P alle cellule della mucosa del tratto urinario contenenti particolari recettori.
Recentissimi studi riportano attività di inibizione di cellule tumorali (da cui un ipotetico ruolo nella prevenzione del cancro, ascrivibile agli esteri triterpenici) e l’inibizione di otto linee cellulari tumorali di diversa origine da parte di un estratto acquoso derivante dal materiale residuato dopo la spremitura del succo (Fraction 6). Uno studio ha paragonato l’attività antitumorale di un estratto totale di mirtillo americano con quella di frazioni contenenti i suoi vari costituenti in differenti percentuali. La frazione contenente tutti i costituenti polifenolici si è mostrata significativamente più attiva nel bloccare l’attività replicativa di linee cellulari tumorali di diversa origine rispetto sia all’estratto totale sia alle singole frazioni.
L’azione protettiva del succo di mirtillo americano nei confronti delle infezioni batteriche delle vie urinarie è sostenuta da un numero importante di studi in vitro e in vivo. Nonostante molti degli studi riportati in letteratura risentano di errori metodologici (campione ridotto, carenze nel progetto dello studio, assenza di randomizzazione e di controllo con placebo ecc.), e anche se in genere sono stati usati prodotti non in commercio, il peso delle evidenze cliniche è tale da consentire di affermare con certezza che il succo di mirtillo è efficace nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie. A conferma di questo, una revisione sistematica della letteratura eseguita nel 2004 ha consentito di affermare che vi sono evidenze certe, derivate da studi clinici controllati, che il succo di mirtillo americano sia efficace nel ridurre, dopo 12 mesi di trattamento, il numero di infezioni delle vie urinarie sintomatiche nel sesso femminile, anche se mancano ancora certezze circa la preparazione farmaceutica e il dosaggio più appropriati. La stessa revisione ha inoltre concluso che non vi sono prove a sostegno del fatto che la droga sia altrettanto efficace in età geriatrica e pediatrica. Il mirtillo americano è indicato nella profilassi delle infezioni delle vie urinarie. Ne è controindicato l’uso in pazienti che assumono warfarin. Poiché mancano studi clinici che ne confermino la sicurezza d’uso in gravidanza, durante l’allattamento e in età pediatrica, se ne raccomanda un utilizzo prudente e solo su prescrizione medica.
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