Tubercolosi -Contagio
L’uomo è il solo reçervoir del micobatterio della tubercolosi, che si trasmette da persona a persona per via aerea mediante tosse, starnuti o anche semplicemente con il parlare: nell’aria emessa si trovano infatti minuscole goccioline che, dopo parziale evaporazione, si trasformano in nuclei microscopici (1-10 micron di diametro) che possono rimanere sospesi nell’aria molto tempo e in cui i germi rimangono sospesi anche per ore. L’infezione pertanto si acquisisce inalando particelle infette aerosolizzate che rimangono sospese nell’aria. A questo proposito è sufficiente considerare che quando si tossisce vengono emesse fino a 3000 particelle per capire come la coabitazione con soggetti colpiti da forme “aperte” di tubercolosi (soggetti che presentano lesioni polmonari cavitarie) non trattate possa risultare contagiosa.
Normalmente per il contagio è necessaria una prolungata esposizione e diversi inoculi di aerosol, mentre i brevi contatti sono considerati a basso rischio. La trasmissione è tanto più facile quanto più i pazienti tossiscono ed espettorano senza prendere precauzioni e quanto più è lungo e ravvicinato il contatto; anche la ventilazione e l’areazione degli ambienti è molto importante. Gli oggetti, i vestiti e le lenzuola, al contrario, non svolgono alcun ruolo nella trasmissione della malattia.
Quando il batterio penetra nelle vie aeree raggiunge i polmoni e si moltiplica; da qui può raggiungere prima i linfonodi circostanti e poi tutti i tessuti, in particolare i linfonodi di tutto l’organismo, i reni, le ossa lunghe, i corpi vertebrali, le meningi e soprattutto la parte più alta (l’apice) dei polmoni.
Normalmente, la maggior parte delle persone in buona salute e in buone condizioni di nutrizione è in grado di controllare il germe e bloccarne la moltiplicazione.
La prima infezione tubercolare passa di solito inavvertita, ma i micobatteri non vengono eliminati dall’organismo e rimangono vivi in fase di quiescenza, dalla quale però possono riattivarsi in un secondo tempo. Si parla in questo caso di infezione latente: i soggetti non sono “malati”, non eliminano il batterio con il respiro e sviluppano una positività al test con la tubercolina (test di Mantoux).
Molti soggetti con infezione latente non svilupperanno mai la malattia in tutto il corso della loro vita, ma solo il 3-4% sviluppano la malattia nel primo anno e un complessivo 5-15% negli anni successivi; i bambini, i giovani (15-25 anni) e gli anziani sono i più predisposti, così come tutti i soggetti affetti da deficit immunitario (infezioni da HIV/AIDS, trattamenti di chemioterapia, cortisonici), malnutrizione o patologie croniche (diabete, silicosi, tumori) e quelli che hanno abitudini di vita debilitanti, (per esempio abuso di sostanze stupefacenti o di alcolici).
Anche la carica infettante e la durata del contagio svolgono un ruolo determinante per il successivo sviluppo della malattia. In qualche caso soggetti con infezione latente possono aver bisogno comunque di una cura.
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