Occhio secco -Occhio secco e cura dell’ambiente
La superficie oculare è esposta per un notevole numero di ore ogni giorno all’aria e quindi nessun trattamento farmacologico potrà aspirare a ottenere un risultato pieno senza la dovuta attenzione all’ambiente di vita e di lavoro del paziente affetto da sindrome dell’occhio secco.
Fondamentale pertanto il periodo trascorso a occhi chiusi. È importante dunque che il soggetto mantenga un adeguato numero di ore di sonno, ma bisogna consigliare di mantenere gli occhi chiusi per ulteriori periodi durante la giornata, anche brevi o brevissimi: per esempio, quando si viaggia e non si è direttamente impegnati nella guida (in auto, in treno, aereo e anche in ascensore) o si ascolta la musica o una conferenza e così via. È bene evitare di esporre direttamente gli occhi a correnti d’aria come accade non solo in vicinanza di condizionatori d’aria e ventilatori nonché di viaggi in moto o in auto sui sedili posteriori a finestrini aperti, ma anche in caso di cammino veloce o di corsa a piedi. È inoltre opportuno che l’aria mantenga un certo grado di umidità: utile evitare di stare troppo vicini a fuochi liberi, caminetti e barbecue.
Dannosa, infine, l’esposizione a tutti gli inquinanti dentro e fuori casa, a cominciare dal fumo di sigaretta attivo e passivo, fino alle esalazioni di solventi e vernici, zone esposte a eccessi di inquinamento atmosferico ecc.
In alcuni soggetti viene anche consigliato di indossare occhiali anche con lenti non correttive e magari dotati di alette e paratie superiori e laterali.
In caso di prolungata esposizione alla luce intensa (da evitare comunque, se possibile), è utile l’impiego di lenti con filtri anti-UV dal momento che questa condizione altera il film lacrimale e ne aumenta l’evaporazione.
Ricordare poi che lavorare a lungo al computer da tavolo costituisce un ulteriore motivo di accentuazione dei disturbi da occhio secco per una serie di motivi: obbliga a mantenere a lungo una posizione di sguardo orizzontale, inusuale per la specie umana tranne in questo contesto; porta ad assumere una posizione di sguardo che espone all’aria una maggiore superficie oculare; aggiunge allo sforzo oculare tipico della visione da vicino (accomodazione, convergenza e miosi) un certo grado di retrazione della palpebra superiore, la diminuzione dell’ammiccamento e quindi un prolungamento del tempo di esposizione della superficie oculare all’aria. Una condizione analoga accade per coloro (tipicamente i presbiti) che sono abituati a guardare lontano alzando lo sguardo al di sopra degli occhiali usati per leggere e mantenuti bassi sul naso. In alcuni pazienti, infine, è presente un’incompleta chiusura delle palpebre che di notte determina un peggioramento dell’occhio secco. In questi casi l’oculista potrebbe consigliare rimedi per migliorare la chiusura della rima palpebrale quali l’impiego di una mascherina o di una benda o di un cerotto applicato sulle palpebre chiuse. [G. V.]
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