MESTRUAZIONI -Anomalie del ritmo
La maggior parte delle donne ha una cadenza mestruale ogni 25-35 giorni, periodo che rappresenta l’intervallo normale di riferimento e l’ambito nel quale è molto probabile che tutti i cicli siano normalmente ovulatori.
Alcune donne pensano di avere “qualcosa che non va” nel caso in cui il flusso mestruale si presenti prima dopo 28 giorni, poi dopo 26 giorni, poi magari ancora dopo 28, dopo 30 e così via: una cadenza come questa è invece da considerarsi regolare in quanto, malgrado alcuni giorni di differenza tra un ciclo e l’altro, i flussi compaiono tutti i mesi e generalmente tutti questi cicli presentano regolarmente l’ovulazione.
Le mestruazioni sono da considerarsi irregolari nel ritmo quando i flussi non compaiono tutti i mesi oppure compaiono più di una volta al mese, con un intervallo tra ogni manifestazione che può essere sintomatico di mancanza di ovulazione. Facendo riferimento alla cadenza mestruale media appena descritta, si può dire che un ritmo mestruale irregolare è quello in cui tra i giorni di inizio di due mestruazioni successive sussiste un intervallo superiore ai 35 giorni, dunque le mestruazioni non arrivano tutti i mesi (oligomenorrea), oppure inferiore ai 25 giorni e dunque le mestruazioni arrivano più di una volta al mese (polimenorrea); in caso di assenza di mestruazioni protratta per almeno tre mesi si parla infine di amenorrea.
Le cause di oligomenorrea e polimenorrea sono generalmente ormonali e legate proprio alla mancanza dell’ovulazione (cicli anovulatori). Si riscontrano infatti di frequente in quelle condizioni caratterizzate da saltuaria o cronica mancanza di ovulazione, come nella policisti ovarica e in premenopausa. Più numerose e di diagnosi più complessa sono le cause patologiche di amenorrea, al di là della causa più ovvia e frequente (nonché fisiologica) che è la gravidanza. Per quanto concerne il problema dell’amenorrea primaria (0,1-2,5% delle donne in età fertile), cioè delle ragazze che arrivano alla maggiore età senza aver ancora avuto il menarca, oltre alle cause comuni anche all’amenorrea secondaria, ci si trova spesso di fronte al grosso capitolo delle pubertà ritardate o delle malformazioni congenite degli organi genitali. L’amenorrea secondaria, cioè l’assenza di mestruazioni in donne già in passato mestruate, interessa un maggior numero di donne (1-3% della popolazione femminile in età fertile): tra le principali condizioni che possono esserne all’origine si ricordano le alterazioni anatomiche cerebrali o ipotalamiche (traumi, interventi chirurgici, tumori, infezioni), droghe o farmaci che possono alterare i livelli di prolattina (antipsicotici, antidepressivi triciclici, oppiacei, antiemetici), stress ed esercizio fisico intenso (atlete), disturbi del comportamento alimentare (anoressia o bulimia), sindrome dell’ovaio policistico, menopausa precoce e infine le alterazioni dell’ipofisi (la ghiandola che produce gli ormoni che stimolano l’attività delle ovaie). Molto frequente, in questo ambito, è il caso dell’amenorrea post-pillola, che consiste in un’assenza di mestruazioni che si può protrarre anche fino a sei mesi e che inizia dopo aver assunto per un periodo variabile la pillola contraccettiva: si tratta di una condizione benigna e transitoria a risoluzione spontanea. Più raramente possono essere causa di amenorrea delle “aderenze” intrauterine (che impediscono meccanicamente la mestruazione) originate per esempio da esiti cicatriziali di raschiamenti uterini o da infezioni dell’endometrio (endometriti).
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