Manometria
Metodo di misurazione e registrazione della pressione all’interno di un segmento del tubo digerente, generalmente attraverso uno sfintere. La manometria permette di evidenziare un certo numero di malattie organiche e funzionali. Rappresenta un prezioso strumento di studio del funzionamento del tubo digerente. La tecnologia degli apparecchi utilizzati è complessa: un rivelatore percepisce variazioni di pressione all’estremità di una sonda, quindi l’informazione è trasmessa a un registratore. La scelta dei rivelatori e delle modalità di registrazione dipende dagli organi esplorati.
Tipi di manometria
Manometria anorettale Consente di evidenziare disturbi della defecazione, quali incontinenza e stipsi grave, e facilita la diagnosi della malattia di Hirschsprung (megacolon congenito). Un catetere dotato di più palloncini viene introdotto per via anale: alcuni di essi, gonfiabili, servono a stimolare la parete del retto, gli altri misurano la pressione e permettono di esplorare le contrazioni anorettali. L’esame, che dura 30-45 minuti, arreca un leggero fastidio. Non è necessario essere a digiuno, ma è richiesto un clistere preliminare.
Manometria esofagea Permette di diagnosticare l’acalasia (difetto di rilasciamento di uno sfintere dell’esofago) e altri disturbi, più rari, della motilità digestiva, come spasmi dolorosi che possono far pensare a un’angina. Una sonda-manometro introdotta nell’esofago registra la pressione nel corso dei movimenti di deglutizione. Questo esame, che dura 30-45 minuti, si pratica sul paziente a digiuno, senza anestesia.
Manometria dell’intestino tenue Permette di individuare malattie rare di quest’organo. L’esame comporta il passaggio attraverso il naso, e poi l’ingestione, di una sonda-manometro. Quindi si attende che i movimenti spontanei dello stomaco e dell’intestino portino l’estremità della sonda nell’intestino tenue. A questo punto le variazioni di pressione legate ai movimenti dell’intestino tenue vengono registrate per un periodo di tempo sufficientemente lungo. L’esame, praticato sul paziente a digiuno, è sgradevole ma non doloroso, non richiede preparazione né anestesia e dura più ore.
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