Lombalgia -Cosa fare?
Innanzitutto occorre stare tranquilli: all’incirca i due terzi dei pazienti riferiscono un miglioramento della lombalgia acuta entro un paio di settimane dalla sua insorgenza. In ogni caso, comunque, una visita del medico di famiglia è necessaria per valutare l’eventuale presenza di segni che necessitino un’attenzione particolare ed escludere la presenza di patologie gravi. Va ricordato che, in assenza di indicazioni specifiche, l’esecuzione di esami diagnostici quali radiografie, risonanza magnetica e TAC non è raccomandata prima di 4-6 settimane dall’insorgenza del dolore; spesso infatti questi esami sono inutili, e comunque le radiazioni emesse possono risultare dannose per l’organismo.
Il riposo prolungato a letto è controindicato, in quanto non solo non riduce il dolore ma addirittura, a causa dell’immobilità e del decondizionamento legati all’inattività, produce un rallentamento nella regressione dei sintomi: è bene pertanto mantenere uno stile di vita attivo e, se possibile, non lasciare il lavoro; un’attività fisica aerobica leggera (passeggiare, andare in bicicletta) può essere intrapresa quanto prima.
Se l’intensità del dolore e il grado di limitazione funzionale sono elevati, può essere utile il ricorso a prodotti in grado di ridurre la sintomatologia. L’utilizzo di tali prodotti (tra cui analgesici come il paracetamolo, il farmaco da preferire sempre in prima istanza, FANS come ibuprofene, diclofenac, ketoprofene, nimesulide o piroxecam e farmaci miorilassanti) non modifica la storia naturale della malattia, tuttavia può giocare un ruolo importante nella riduzione del disagio e nella ripresa più rapida di una vita attiva. Ognuno di essi può avere però effetti collaterali, talvolta anche gravi, ed è bene quindi consultare sempre il medico per individuare il più adatto al proprio caso e utilizzare sempre il più basso dosaggio efficace.
Il massaggio e la terapia fisica (TENS, ultrasuoni, radar, magnetoterapia ecc.) hanno scarso effetto in fase acuta e, soprattutto, non hanno efficacia preventiva.
Per quanto riguarda la lombosciatalgia, la maggior parte dei pazienti con interessamento radicolare legato alla presenza di un’ernia discale recupera entro un mese con guarigione spontanea. Anche in questi casi il riposo a letto è sconsigliato tranne nel caso di soggetti colpiti da una “sciatica” molto grave, e comunque solo per i primi 2-4 giorni e per periodi non prolungati, mentre si consiglia di mantenersi il più attivi possibile ma con posture corrette (che spesso sono le stesse in cui non viene avvertito il dolore), evitando di eseguire sforzi con il tronco piegato in avanti (per esempio sollevare pesi) e in generale di mantenere la posizione seduta per periodi prolungati.
L’esecuzione di esami complessi come TAC e risonanza magnetica è sconsigliata anche ai pazienti con lombosciatalgia, salvo casi particolari, prima che sia trascorso un intervallo di almeno 4-6 settimane senza riduzione del dolore; l’eventuale presenza di reperto radiografico di protrusione del disco (osservato magari in un precedente esame radiologico) è un fenomeno nei limiti della normalità, senza valore clinico in assenza di altre patologie concomitanti.
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