Ipercalcemia
Anomalo aumento della calcemia (livelli ematici di calcio) oltre il valore di 2,6 mmol (104 mg)/l. Nella maggior parte dei casi l’ipercalcemia è dovuta a un aumento della secrezione della ghiandola paratiroide, a sua volta legato a un adenoma paratiroideo, ma può anche essere imputabile a un cancro (bronchiale, urinario, mammario con metastasi ossee, mieloma multiplo, linfoma), a un’intossicazione da vitamina A o D, a un’insufficienza surrenale o a un’immobilizzazione prolungata.
Può manifestarsi con faticabilità, sete intensa, dolori addominali accompagnati da nausea e stipsi, depressione. L’evoluzione dell’ipercalcemia può essere acuta o cronica. Se acuta, rischia di essere complicata da alterazioni dello stato di coscienza e del ritmo, sino all’arresto cardiaco; se cronica, rimane a lungo asintomatica, ma in seguito provoca osteoporosi o complicanze renali quali nefrocalcinosi (depositi di microcristalli di calcio multipli nel parenchima renale) e calcoli delle vie urinarie, che talvolta culminano nell’insufficienza renale.
Trattamento
È rivolto alla causa. Consiste per lo più nell’ablazione chirurgica di un adenoma paratiroideo; negli altri casi prevede un regime alimentare povero di calcio e, eventualmente, l’assunzione di farmaci (calcitonina, corticosteroidi, difosfonati). Le forme gravi richiedono un ricovero urgente in ospedale.
Ipercalcemia idiopatica Rara malattia pediatrica, che si accompagna a sintomi quali deficit di crescita, stipsi, sete e disidratazione. Viene descritta una caratteristica facies elfica. Le concentrazioni sieriche di calcio risultano aumentate e l’azotemia è elevata; spesso sono presenti lesioni cardiache come la stenosi aortica e polmonare. Si ritiene che tale condizione (di cui sono stati descritti pochi casi dal 1960) sia dovuta a un’aumentata sensibilità alla vitamina D.
Cerca in Medicina A-Z