Interazione tra farmaci
Modificazione degli effetti di un farmaco a opera di un altro farmaco o di una determinata sostanza.
In molti casi l’effetto è favorevole e i medici se ne servono per aumentare l’efficacia di un trattamento. Inoltre, un farmaco può essere utilizzato come antidoto di un altro in caso di intossicazione. Altre volte, invece, l’effetto è negativo e può variare dal semplice annullamento del beneficio a una reazione che mette a repentaglio la vita del paziente (per esempio uno shock anafilattico). Di conseguenza, l’associazione tra due farmaci o tra un farmaco e una determinata sostanza (in genere alcol) può essere controindicata (divieto d’uso), sconsigliata (il beneficio atteso deve essere superiore al rischio corso) o richiedere precauzioni di impiego (controlli più attenti). Due farmaci assunti contemporaneamente possono agire in sinergia (nello stesso senso), e in tal caso gli effetti (positivi o negativi) si sommano o risultano potenziati (effetto congiunto maggiore della somma dei singoli effetti), ma anche in antagonismo (in senso contrario), diminuendo o annullando l’uno l’azione dell’altro.
Meccanismi d’azione
Dopo l’assunzione, il farmaco o la sostanza si diffonde nell’organismo (farmacocinetica) passando nella circolazione sanguigna e nei tessuti, dove si fissa temporaneamente ed esplica un effetto farmacologico (reazione chimica). Se si tratta di un antiacido, un lassativo, un antispastico, un antibiotico, oppure di magnesio, alluminio, calcio o carbone vegetale, l’azione di un altro principio attivo introdotto per via orale risulterà attenuata, perché queste sostanze riducono l’assorbimento degli altri farmaci a livello intestinale.
Per questo motivo è preferibile assumere un farmaco soltanto con acqua (il latte, per esempio, contiene calcio).
Le reazioni chimiche dell’organismo possono venire rallentate da inibitori enzimatici o, al contrario, essere attivate da induttori enzimatici. Narcotici, anticonvulsivanti, rifampicina, alcol, tabacco (induttori enzimatici) o latte stimolano la secrezione di enzimi epatici, riducendo l’efficacia di un farmaco somministrato in contemporanea (anticoagulanti orali, b-bloccanti, contraccettivi orali). Alcuni medicinali influiscono sull’escrezione urinaria. Un principio attivo come il probenecid può ridurre la capacità escretiva dei reni nei confronti di un altro farmaco e, inducendo un aumento dei livelli ematici di quest’ultimo, accrescerne l’effetto. Vi sono poi medicinali che esplicano l’azione contraria: aumentano nei reni l’escrezione di un altro farmaco riducendone i livelli ematici e quindi l’efficacia. Così, gli alcalinizzanti urinari aumentano l’escrezione urinaria dell’acido acetilsalicilico e dei barbiturici. Farmaci dagli effetti analoghi possono venire prescritti in contemporanea, accorgimento che permette di ridurre le dosi e quindi anche gli effetti indesiderati. Si tratta di una pratica corrente nel trattamento dell’ipertensione arteriosa, delle forme di cancro, del dolore. Se a essere somministrati simultaneamente sono due antibiotici, è meno probabile che i microrganismi infettanti sviluppino resistenza.
L’associazione di più farmaci deve essere obbligatoriamente prescritta dal medico al fine di evitare i rischi di interazione.
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