Intelligenza emotiva -Riconoscimento delle emozioni degli altri
Rappresenta la capacità di riconoscere e comprendere le emozioni dell’altro e di cogliere i suoi stati d’animo (empatia). Il contenuto emotivo si manifesta attraverso un linguaggio spesso inconscio, “sotterraneo”, spontaneo e fuori dal controllo della razionalità, tanto che frequentemente può addirittura essere in contrasto con il linguaggio razionale. Esso si può cogliere:
- nel linguaggio verbale diretto, mediante il quale la persona comunica chiaramente uno stato emotivo (“Ho paura che…”; “Temo che…”). In questo caso il compito dell’ascoltatore dovrebbe essere facilitato. Tuttavia spesso capita che, nonostante la comunicazione sia chiara, il contenuto emotivo non viene colto dall’ascoltatore;
- nel linguaggio verbale indiretto: più frequentemente il contenuto emotivo viene comunicato attraverso una serie di segnali indiretti e inconsci, per la cui identificazione è necessaria una certa esperienza o capacità di ascolto (gli inglesi parlano anche di prompts e clues, cioè di veri e propri “indizi” che vengono rilevati soltanto da abili detective). Per esempio, si può trattare di vocaboli o frasi in cui la persona modifica o accentua il tono di voce, oppure di argomenti non collegati al contesto specifico del discorso, frasi o temi ripetute più volte, frasi lasciate a metà o “buttate lì” anche in tono ironico. In questi casi all’ascoltatore “empatico” è richiesta una capacità fondamentale: quella di saper riconoscere tali indizi, di saperli rispettare e di saperli utilizzare, facilitando l’espressione di pensieri ed emozioni da parte di chi parla;
- nel linguaggio non verbale: è il cosiddetto linguaggio del corpo, ossia il tono della voce, la postura, la mimica facciale, la gestualità, l’atteggiamento globale del corpo.
Ogni emozione ha una manifestazione più o meno evidente a livello corporeo e si traduce in un atteggiamento corporeo, in un’espressività somatica piuttosto precisa. Per esempio, ci sono i cosiddetti segnali di barriera (braccia conserte, gambe accavallate, sguardo basso), spesso utilizzati come meccanismi di protezione, che servono al soggetto per vincere la paura, la timidezza, sentirsi più sicuro. L’osservazione di tali segnali, tuttavia, è utile solo per chi ascolta, mentre raramente è necessario renderne consapevole l’interlocutore. Ciò potrebbe essere addirittura rischioso, perché l’interlocutore potrebbe sentirsi “invaso” o “violato” nei suoi meccanismi di difesa (che solitamente sono inconsci) e quindi potrebbe reagire aumentando le resistenze (per esempio interrompendo le comunicazioni, ritirandosi o arrabbiandosi).
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