HBV o virus dell’epatite B
Virus a DNA responsabile della trasmissione dell’epatite di tipo B. La diagnosi di epatite B si basa sull’identificazione di alcuni marcatori sierologici: HBsAg, Ab anti-HBs, HBcAg, Ab anti-HBc, HBeAg, Ab anti-HBe, DNA-polimerasi e HBV-DNA.
HbsAg Si tratta di un antigene di superficie del virus dell’epatite B, identificabile nel sangue con metodo radioimmunologico o nel citoplasma epatocitario mediante immunofluorescenza. Compare da 1 a 4 settimane dopo il contagio e persiste nel siero per 2-5 mesi prima di scomparire. La presenza di HBsAg identifica i soggetti con infezione in atto, senza fornire informazioni sulla replicazione virale. La persistenza di HBsAg per oltre 6 mesi definisce lo stato di portatore cronico (il 5-10% dei soggetti infetti da HBV).
Ab anti-HBs Questi anticorpi neutralizzano l’antigene di superficie. Compaiono tardivamente e persistono per molto tempo, in genere per tutta la vita. La positività attesta una pregressa esposizione al virus B ed è protettiva in caso di reinfezione. La comparsa precoce deve far temere un’epatite fulminante. La persistenza di anti-HBs è molto variabile ma solitamente è attestata per un lungo periodo dopo l’esaurirsi dell’infezione. Per valutare il livello di anticorpi è possibile associare la titolazione.
HBcAg È l’antigene centrale (core) del virus dell’epatite B, individuabile nel nucleo e nel citoplasma degli epatociti.
Ab anti-HBc È un anticorpo specifico, non neutralizzante, diretto contro l’HBcAg. È il primo anticorpo che compare durante la fase clinica della malattia. La presenza di un titolo elevato con prevalenza di IgM è indice di infezione recente. Se invece prevalgono le IgG e l’anticorpo risulta associato a HBsAg, questo indica lo stato di portatore cronico. Bassi titoli con prevalenza di IgG possono persistere per lungo tempo ed essere indicativi di pregressa infezione. La persistenza di IgG anti-HBc in assenza di HBsAg e di anti-HBs è indice di avvenuta infezione, non di guarigione. La positività all’anti-HBc e la negatività degli altri marker non escludono la replicazione virale.
HBeAg È un antigene correlato alla replicazione del virus B, che compare transitoriamente durante la fase di incubazione della malattia e scompare con la presenza degli Ab anti-HBe. La sua persistenza è correlata allo sviluppo di epatopatia cronica e a una maggiore infettività. L’assenza dell’antigene non esclude l’infettività del soggetto, mentre la presenza degli Ab anti-HBe indica ridotta infettività.
Ab anti-HBe Anticorpo specifico contro l’HBeAg. Nell’epatite acuta compare subito dopo la negativizzazione di HBeAg. La sua presenza costituisce un fattore prognostico favorevole, anche se può essere associato a un processo di cronicizzazione. Nel portatore cronico di HBsAg, la sua presenza indica generalmente ridotta contagiosità.
DNA-polimerasi È un enzima che compare nel siero durante il periodo di incubazione ed è presente transitoriamente, per un periodo compreso tra pochi giorni e qualche settimana, dopo la comparsa dell’HBsAg. Sparisce prima dell’aumento delle transaminasi. Rappresenta un indice di replicazione dell’HBV a livello epatico, della presenza di particelle di Dane in circolo e, di conseguenza, di infettività del siero.
La persistenza della DNA-polimerasi è tipica dei portatori cronici di HBsAg, con o senza danno epatico.
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