Farmaci eGravidanza -Informazioni sull’uso di farmaci in gravidanza
In una paziente gravida, la scelta di una terapia farmacologica è molto spesso complicata dalla carenza di informazioni circa i possibili effetti collaterali per il nascituro che possono seguire all’assunzione, da parte della madre, di determinati farmaci. Le avvertenze presenti nel foglietto illustrativo dei farmaci forniscono in effetti solo indicazioni di massima, nella maggior parte dei casi non supportate da dati clinici ma solo da test condotti sugli animali di laboratorio; d’altra parte, una sperimentazione clinica su donne gravide sarebbe eticamente improponibile.
Quando le agenzie statali preposte al controllo dell’immissione in commercio dei farmaci ne autorizzano la commercializzazione, il paragrafo «uso in gravidanza» del foglietto illustrativo viene compilato basandosi soltanto sugli studi pre-clinici e, in alcuni casi, su un piccolo numero di donne che, durante le sperimentazioni cliniche, si sono involontariamente esposte all’azione dei farmaci in studio. Pertanto diventa praticamente impossibile stabilire il reale potenziale teratogeno di un farmaco prima della sua immissione sul mercato.
È importante comunque avere chiari alcuni concetti:
- tutti i farmaci risultati teratogeni nell’uomo hanno avuto effetti simili anche in qualche specie animale che ha ricevuto il farmaco durante le fasi del suo sviluppo; è comunque grazie agli studi sugli animali che oggi è possibile evitare un disastro simile a quello della talidomide (per esempio è ben noto il potenziale effetto teratogeno dei retinoidi, farmaci usati per l’acne);
- alcuni farmaci, per i più elevati dosaggi utilizzati oppure per la diversa suscettibilità tra le varie specie, possono risultare non teratogeni in alcune specie animali ma teratogeni nell’uomo. Ne consegue che gli studi animali, pur rappresentando un indispensabile punto di partenza, non sono mai una garanzia assoluta per un utilizzo sicuro in gravidanza: solo l’esperienza nell’uomo può consentire un giudizio più completo;
- l’evidenza di un rischio teratogeno per l’uomo molto spesso emerge da un singolo caso o da un piccolo numero di casi di nati malformati;
- se il farmaco è utilizzato da un numero limitato di donne o provoca una malformazione di rara osservazione, già pochi casi di difetti congeniti possono essere la spia di un suo effetto teratogeno;
- se il farmaco è utilizzato da un elevato numero di pazienti, una ridotta percentuale di segnalazioni rappresenta probabilmente la normale incidenza delle malformazioni nella popolazione generale. Al momento attuale, poche decine di farmaci presentano evidenza di un effetto teratogeno nell’uomo. In linea di massima, la gravidanza non esclude a priori l’impiego di farmaci, ma questo va limitato ai periodi di non suscettibilità fetale e ai casi in cui il farmaco è realmente necessario. Ancora più importante è ricordare che per alcuni farmaci devono essere rispettati i necessari periodi di attesa dopo il loro uso e prima del concepimento.
Cerca in Medicina A-Z