Eroina
Prodotto di sintesi ottenuto a partire dalla morfina (a sua volta ricavata dall’oppio) e utilizzato come stupefacente. L’eroina, o diacetilmorfina, è una polvere bianca che, a seconda della modalità scelta dai tossicodipendenti, può essere fumata, inalata oppure sciolta in diluenti di varia tossicità prima di venire iniettata endovena. Agisce sul sistema nervoso centrale provocando, subito dopo l’assunzione, una perdita di contatto con la realtà esterna che si protrae da 2 a 6 ore. Stati confusionali possono accompagnarsi a crisi di delirio e sono seguiti da una fase di torpore. Nel giro di alcune settimane compaiono dipendenza psichica (bisogno compulsivo di ripetere l’assunzione), assuefazione (necessità di aumentare dose e frequenza) e dipendenza fisica (comparsa di una sindrome da astinenza, talvolta grave, in caso di sospensione). All’eroinomania sono spesso legati molti altri problemi: cicatrici nei punti di iniezione, cheratinizzazione della pelle (indurimento a livello delle punture), perdita di peso e impotenza.
Le complicanze di ordine sociale sono l’emarginazione e la delinquenza, a causa della necessità di procurarsi la sostanza. Nel caso si proceda allo scambio di siringhe usate, è possibile contrarre infezioni quali epatite B e AIDS. L’overdose è quasi sempre fatale. Quando una donna in gravidanza assume eroina, questa sostanza attraversa direttamente la barriera placentare e il feto ne assorbe lo stesso quantitativo della madre. Se dopo la nascita la somministrazione viene sospesa, il piccolo, divenuto tossicomane, incorre nell’astinenza, che dà luogo alla stessa sindrome osservata nell’adulto e richiede l’ospedalizzazione in un reparto specializzato, dove il neonato è sottoposto a monitoraggio attento e agli opportuni trattamenti.Una brusca sospensione produce sintomi quali tremori, crampi addominali, diarrea, vomito, insonnia, agitazione e così via. La disintossicazione è sempre possibile.
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