Elettroencefalografia o EEG
Esame che permette di registrare l’attività elettrica spontanea dei neuroni della corteccia cerebrale. Il tracciato così ottenuto prende il nome di elettroencefalogramma.
Indicazioni
L’elettroencefalografia è indicata principalmente per l’epilessia (consente di elaborare la diagnosi e di controllarne l’evoluzione in risposta al trattamento) e i disturbi del sonno. È utile anche per le diagnosi di encefalite e meningoencefalite, oltre che per determinare se una sindrome confusionale (disorientamento spazio-temporale, problemi della comprensione e della memoria, agitazione) ha origine metabolica o tossica. Secondariamente, dà informazioni diagnostiche abbastanza caratteristiche nella malattia di Creutzfeldt-Jakob, demenza di origine infettiva.
Tecnica
Si applicano su tutto il cuoio capelluto da 10 a 20 elettrodi, piccole placche metalliche collegate mediante fili all’apparecchio di registrazione. Quest’ultimo misura il potenziale elettrico rilevato da ciascun elettrodo e mette a confronto gli elettrodi due a due: ogni comparazione si traduce in un tracciato chiamato derivazione.
La reattività elettroencefalografica viene valutata attraverso prove semplici, quali apertura degli occhi, iperpnea (respirazione ampia e lenta), stimolazione luminosa intermittente realizzata grazie a lampi di luce brevi e intensi la cui frequenza aumenta progressivamente.
Una possibile variante dell’elettroencefalografia consiste nel registrare la reattività elettroencefalografica, per mezzo di un piccolo apparecchio portatile, nell’arco di 24 o 48 ore, accorgimento che aumenta le probabilità di registrare una crisi epilettica. Meno frequentemente, la registrazione viene compiuta durante il sonno in un centro specializzato; in questo caso è anche possibile filmare il malato.
L’apparecchio registra da 5 a 10 tracciati, posti uno sotto l’altro e corrispondenti ciascuno a una derivazione. Ogni tracciato è formato da una successione di onde caratterizzate da una data frequenza (numero di onde al secondo), forma (a punta, arrotondata), ampiezza (altezza) e reattività a stimoli quali apertura degli occhi, respirazione ampia, lampi luminosi ripetuti. Lo studio della frequenza, di particolare importanza, permette di distinguere le onde d (meno di 3,5 Hz al secondo), q (4-7,5), a (8-13) e b (più di 13). Nell’adulto sano in stato di veglia, predominano le onde a e b.
Svolgimentoed effetti secondari
L’esame si svolge in ambulatorio o in ospedale, e non richiede il ricovero del paziente. Dura circa 20 minuti e non provoca né dolore né effetti collaterali.
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