Diagnosi prenatale -Tri-test e test integrato
Per la popolazione di donne che hanno bassa probabilità di generare un feto affetto da sindrome di Down (quindi tutte le gravide di età inferiore ai 35 anni che non abbiano avuto precedenti gravidanze con difetti cromosomici o precedenti familiari di anomalie cromosomiche) sono stati sviluppati alcuni esami del sangue utili risulti per stimare il rischio che il feto risulti affetto da sindrome di Down sia per suggerire la presenza di altre anomalie cromosomiche fetali o di difetti a carico del sistema nervoso (i cosiddetti difetti di chiusura del tubo neurale).
Il tri-test o test di Wald Il tri-test o test di Wald viene eseguito nel secondo trimestre di gravidanza (tra la 14a e la 18a settimana) e consiste nel dosaggio nel sangue materno di tre sostanze: l’alfa-fetoproteina (in sigla αFP), la beta-gonadotropina corionica (β-hCG) e l’estriolo “libero” (uE3). L’alfa-fetoproteina aumenta nel sangue materno qualora il feto presenti anomalie del tubo neurale (per esempio la spina bifida), mentre diminuisce in caso di feto affetto da anomalie cromosomiche quali la sindrome di Down e la trisomia del cromosoma 18. Lo stesso vale per l’estriolo libero, mentre la beta-gonodotropina corionica aumenta in caso di trisomia 21 e si presenta ridotta in caso di trisomia 18. I dosaggi di queste tre sostanze, inseriti in una particolare formula di calcolo che tiene conto dell’età materna e della settimana di gravidanza, consentono di avere una stima di rischio di avere un feto affetto da queste gravi malattie.
Un tri-test “positivo” (ovvero con stima di rischio Down pari o maggiore di 1 su 350) non significa che il feto sia sicuramente affetto da un’anomalia cromosomica, ma consente di selezionare le donne giovani in gravidanza per le quali possono essere opportuni ulteriori e più precisi accertamenti, per esempio l’amniocentesi per la determinazione del cariotipo fetale o l’ecografia morfologica nel sospetto di un difetto di chiusura del tubo neurale in presenza di valori aumentati di alfa-fetoproteina.
Il tri-test consente di identificare circa il 66% dei feti affetti, con una buona precisione (5% di probabilità che il risultato del test sia patologico pur in presenza di un feto normale).
La translucenza nucale Oltre ai test sul sangue materno effettuati nel secondo trimestre di gravidanza, si può ricorrere anche alla misurazione ecografica della “translucenza nucale”, che viene eseguita durante il primo trimestre (11a-13a settimana di gestazione). Questa procedura consiste nel misurare nel feto, mediante ecografia, lo spessore di uno strato a contenuto liquido posto tra la pelle della nuca e i tessuti che rivestono il versante posteriore della colonna cervicale. La translucenza nucale varia a seconda della lunghezza del feto e del periodo di gravidanza e deve essere misurata da personale esperto, in grado di eseguire la valutazione in modo molto preciso.
Un aumento di spessore della translucenza nucale è indicativo di feto con sindrome di Down o altre anomalie cromosomiche, oppure con difetti del cuore e dei grossi vasi sanguigni, anomalie strutturali dello scheletro e altre sindromi genetiche. Da sola, la misurazione della translucenza nucale è in grado di riconoscere il 75% dei feti affetti da sindrome di Down e da altre anomalie cromosomiche; in associazione con il dosaggio nel sangue materno della beta-gonadotropina corionica (β-hCG) e della proteina plasmatica A associata alla gravidanza (PAPP-A), che costituisce il cosiddetto bi-test, la misurazione della translucenza nucale consente di riconoscere fino al 90% dei feti affetti da anomalie cromosomiche.
L’associazione del bi-test e della translucenza nucale viene definito test integrato. La probabilità del test di “intercettare” fino al 97% dei feti ammalati da queste sindromi si può ottenere aggiungendo anche la valutazione dello sviluppo dell’osso nasale fetale, da effettuarsi tra l’11a e la 20a settimana di gestazione.
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