Allotrapianto
Trapianto praticato tra due individui di una stessa specie ma geneticamente diversi: viene detto anche omoimpianto o trapianto allogenico. L’allotrapianto si distingue dall’autotrapianto, nel quale il tessuto da impiantare è prelevato dal paziente stesso, e dallo xenotrapianto, effettuato tra due individui di specie diverse. I trapianti praticati tra due veri gemelli non sono allotrapianti, poiché interessano due individui che possiedono lo stesso patrimonio genetico. L’allotrapianto è utilizzato per trapiantare tessuti (pelle, cornea, midollo osseo e, più raramente, vasi e tendini) e per sostituire uno o più organi malati (reni, cuore, fegato, pancreas, polmoni e intestino tenue). Sono possibili anche allotrapianti multipli, come cuore-polmone, fegato-rene, rene-pancreas.
Nell’allotrapianto, tessuto o organo vengono prelevati da una persona appena deceduta o in stato di morte cerebrale; un rene, parte del fegato o del midollo osseo possono però essere espiantati da un donatore vivente.
La complicanza principale dell’allotrapianto è la possibilità di una reazione di rigetto: ciascun individuo è portatore di un sistema di antigeni, detti antigeni di istocompatibilità o complesso HLA (Human Leukocyte Antigen, antigene leucocitario umano), che sono i costituenti di alcune cellule dell’organismo incaricate di riconoscere, neutralizzare e distruggere i tessuti da esse considerati estranei. L’intensità della reazione dipende dalla natura dei trapianti (cornea, ossa, tendini e vasi sono generalmente ben tollerati, al contrario di pelle, midollo osseo e organi), dallo stato del sistema immunitario del ricevente e dal grado di affinità tra i gruppi tissutali di donatore e ricevente.
Determinando i gruppi HLA dei potenziali donatori e del ricevente è possibile scoprire l’accoppiamento migliore. Sono inoltre disponibili diversi farmaci (corticosteroidi, azatioprina, ciclosporina, FK506, siero antilinfocitario e anticorpi monoclonali) volti a impedire o limitare la reazione di rigetto.
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