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I farmaci “da banco” sono sicuri, ma attenzione!
Sebbene i farmaci “da banco” presentino una notevole sicurezza d’impiego, è importante tenere presente che anche per questi esistono dei potenziali pericoli. I rischi maggiori sono connessi al fatto che, in assenza di prescrizione, c’è un minor controllo da parte dei professionisti sanitari, e quindi può aumentare la probabilità che il farmaco venga usato per situazioni in cui esso non è indicato, a dosi non previste, per periodi non corretti o in associazione ad altri farmaci o alimenti che ne modifichino sicurezza ed efficacia.
Capita spesso che il paziente non consideri gli OTC come veri e propri farmaci e, conseguentemente, non si preoccupi di riferirne l’uso al medico curante. Questo atteggiamento può essere estremamente pericoloso, in quanto il medico potrebbe prescrivere al paziente farmaci che, interagendo col prodotto da banco, possono essere responsabili di gravi reazioni avverse o fallimenti terapeutici.
Per esempio, l’aspirina, farmaco da banco, non andrebbe mai associata a farmaci anticoagulanti da prescrizione (come Sintrom, Coumadin), mentre farmaci antiallergici da banco potrebbero potenziare l’effetto sedativo di medicinali prescritti per l’ansia (benzodiazepine), di antidepressivi o alcol, compromettendo il livello di attenzione dei pazienti alla guida di autoveicoli.
Un altro importante fattore di rischio è dato dalla non conoscenza del contenuto dei farmaci da banco acquistati. Il paziente tende infatti a identificare il prodotto in base al nome commerciale e non in base ai principi attivi in esso contenuti; questo avviene anche a causa delle pubblicità commerciali diffuse dai mezzi di informazione di massa (giornali, riviste, radio e televisione), che per i farmaci OTC - diversamente dai farmaci soggetti a prescrizione - sono consentite. Accade molto spesso, quindi, che un paziente assuma inconsapevolmente due o più farmaci che in realtà contengono gli stessi principi attivi, ma che sono pubblicizzati per la cura di disturbi tra loro differenti (per esempio tosse, raffreddore, sintomi influenzali o febbre).
Il rischio è ancora maggiore quando i farmaci OTC contengono due o più sostanze nella stessa formulazione (per esempio un decongestionante nasale e un antistaminico per la rinite allergica, oppure un decongestionante nasale, un antistaminico e un sedativo della tosse, oppure ancora un antinfiammatorio e un decongestionante nasale per i sintomi influenzali, e così via).
Il risultato è che questi pazienti potrebbero andare incontro a fenomeni di sovradosaggio estremamente pericolosi, soprattutto nel caso di sostanze come il paracetamolo (tossico oltre una certa quantità) o i farmaci simpaticomimetici (per esempio decongestionanti nasali).
I bambini sono i soggetti più esposti al rischio di danni da farmaci acquistati per automedicazione poiché, a differenza degli adulti, il loro organismo non ha completamente sviluppato i meccanismi necessari per metabolizzare i farmaci assunti.
Non va infine sottovalutato il rischio che un disturbo anche banale (per esempio una sensazione di “acidità di stomaco”, una cefalea o una tosse) possa rappresentare il sintomo di una malattia ben più grave. In tali casi, il ricorso a farmaci da banco potrebbe ritardarne la diagnosi e conseguentemente creare maggiori danni al paziente.
Per questa ragione è importante recarsi dal medico nel caso in cui i sintomi non scompaiano dopo tre-cinque giorni di trattamento con farmaci da automedicazione.
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