Fitoterapia
Storia della fitoterapia
Le cure tra tecnologia e tradizione
Se osserviamo la relazione tra innovazione e tradizione nell’ambito terapeutico, scopriamo che i rapporti sono stati altalenanti, con evidenti inversioni di tendenza nel tempo: una storia millenaria di medicina naturale è stata gradualmente sostituita da una medicina curativa sempre più basata su prodotti di sintesi industriale che poi, negli ultimi decenni, ha guardato in modo sempre più fiducioso allo studio (ovviamente con strumenti scientifici) delle piante medicinali. Per fare un esempio, la messa a punto della penicillina negli anni quaranta del Novecento ha segnato un deciso allontanamento della ricerca medica dai rimedi naturali, mentre oggi i ricercatori guardano con attenzione alle ricette custodite gelosamente dagli aborigeni dell’Amazzonia, dalle quali forse si potrebbero ricavare nuove sostanze da sperimentare con finalità terapeutiche.
D’altra parte, la medicina moderna trae le sue origini proprio dall’uso secolare delle piante medicinali, le cui prime tracce si ritrovano nel trattato di Imhotep del 2700 a.C. circa, negli erbari contenuti nel Pen ts’ao Ching (trattato attribuito all’imperatore Shen Nung e databile al 2800 a.C.), in tavolette di argilla di epoca mesopotamica risalenti al 2600 a.C. e ancora nel papiro egizio di Ebers (1500 a.C. circa), nel quale vengono citate numerose piante medicinali tuttora in uso. Ai tempi di Ippocrate e Galeno, così, erano già disponibili le descrizioni di centinaia di piante medicinali, e tali nozioni vennero custodite, tramandate nel tempo e considerate affidabili durante tutto il Medioevo e sino al Rinascimento. Durante il Medioevo, anche se furono molto pochi i progressi compiuti nell’ambito della cosiddetta materia medica, vi fu qualche interessante tentativo di avvicinare al popolo il difficile mondo della medicina di allora, come testimonia il Thesaurus Pauperum (tesoro dei poveri), vero e proprio ricettario medico redatto da Pietro Ispano, un medico salito al soglio pontificio con il nome di Giovanni XXI. A partire dal Cinquecento, le sempre più numerose esplorazioni di nuove terre portarono in Europa anche nuove piante medicinali e, tra la fine del Settecento e l’inizio del secolo successivo, molti studiosi si dedicarono con metodo scientifico al loro studio: vennero così scoperti ed estratti dalle piante diversi principi attivi tuttora in uso (morfina, stricnina, chinina, caffeina, atropina, cocaina e così via). Le pratiche curative basate esclusivamente sulla preparazione diretta, in farmacia, di rimedi a base di piante medicinali si sono protratte fino all’inizio del Novecento, poi l’industria farmaceutica ha prodotto e diffuso in maniera sempre più estensiva una quantità di farmaci che, se da un lato ha dato grandi risultati quanto a efficacia curativa, dall’altro ha comportato il progressivo oblìo delle piante medicinali nella maggior parte dei Paesi industrializzati. Ciò rischia di far dimenticare che una buona parte dei principi attivi dei farmaci oggi impiegati deriva dalle piante medicinali, e che lo studio del loro impiego nei sistemi di medicina tradizionale può determinare la scoperta di nuovi importanti sostanze con proprietà curative, con le quali produrre rimedi innovativi. Da queste considerazioni nasce l’attuale impulso agli studi farmacologici e alla ricerca scientifica nell’ambito della fitoterapia.
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