Vitamina idrosolubile, detta anche tiamina, che partecipa in particolare al metabolismo energetico delle cellule.
Fabbisogno e fonti
L’apporto raccomandato di vitamina B1 è di 1,1 mg per i bambini, gli adolescenti e le donne, di 1,3 mg per i soggetti di sesso maschile. Il fabbisogno è più elevato in gravidanza, durante l’allattamento e nell’alcolismo cronico (in questo caso aumenta perché gli apporti alimentari sono insufficienti).
La vitamina B1 è presente in numerosi alimenti: germe e involucro esterno dei cereali integrali, lievito di birra, legumi secchi, carne (soprattutto il maiale e frattaglie come fegato e rognone), pesce, uova, latte e prodotti caseari ecc. È sensibile all’azione del calore, all’ambiente umido, alla luce e al pH neutro e alcalino; le perdite con la cottura variano a seconda degli alimenti e della modalità di preparazione.
Carenza e ipervitaminosi
Se il beri-beri, dovuto a una carenza estrema di vitamina B1, è diventato raro nei Paesi industrializzati, esistono casi meno gravi di carenza, legata a un apporto alimentare insufficiente nei soggetti alcolizzati o sottoposti a nutrizione per infusione priva di integratori. Le carenze provocano stanchezza, perdita di appetito e di peso, alterazioni neurologiche (polineurite), psichiche, cardiache e digestive, reversibili con la somministrazione di vitamina B1. Il rischio di ipervitaminosi è molto remoto, in quanto la vitamina B1 diviene tossica solo a dosi molto elevate (superiori a 100 volte l’apporto quotidiano consigliato).