di Cinzia Testa
1-2 neonati su mille soffrono di una perdita dell’udito fin dalla nascita. Ma non tutti i casi vengono diagnosticati tempestivamente perché il test dell’udito viene eseguito di routine al momento della nascita solo in 13 regioni italiane. Nonostante la richiesta delle Associazioni pazienti e dagli specialisti, l’esame non è ancora obbligatorio e inserito nei LEA, cioè nei servizi essenziali assistenziali, ma lasciato alla discrezione delle Regioni.
Ma cosa succede negli ospedali in cui il test non è compreso tra gli esami da fare a tutti alla nascita? «L’esame viene sempre effettuato ai bambini a rischio», spiega Edoardo Arslan, Direttore del Servizio di Audiologia e Foniatria dell’Università di Padova presso l’Ospedale di Treviso. «Si tratta in particolare dei piccoli nati prematuri, oppure che hanno “affrontato” la rosolia della mamma durante la gravidanza. Negli altri casi, cioè se il bimbo non ha fattori di rischio, è il pediatra a controllare periodicamente la qualità dell’udito». Ci sono forme genetiche che si possono manifestare fino al primo anno di età del bambino. E infezioni come il citomegalovirus o la meningite che sono responsabili delle forme più “tardive”, cioè fino ai 7-10 anni del bimbo.
9 giugno 2016
I PROBLEMI ACUSTICI NEI BAMBINI E I RISCHI PER GLI ADOLESCENTI
«In una grande percentuale di casi i problemi per i più piccoli sono di ipoacusia, cioè calo di udito, e si può risolvere con la protesi», dice il professor Arslan, che è tra gli specialisti più noti al mondo per i suoi studi sui problemi acustici nei bambini. «Nulla è perduto però neppure quando si tratta di forme molto gravi. Se non si raggiunge un’efficace percezione del linguaggio, è necessario prendere in considerazione l’impianto cocleare. Si tratta di una parte esterna amovibile e di una interna che viene impiantata chirurgicamente».
Ma i problemi di udito possono manifestarsi anche negli adolescenti: oggi uno su cinque non sente bene. È un numero non indifferente, frutto dei giorni nostri: l’incidenza di giovani con calo dell’udito è aumentata del 30% negli ultimi 15 anni. Le cause? Soprattutto l’inquinamento acustico, che è un vero e proprio insulto per l’apparato uditivo. E che alla lunga danneggia irrimediabilmente le cellule uditive. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità l’uso massiccio di Ipod, MP3, smartphone, la musica troppo alta in discoteche e pub, il rumore assordante durante alcuni eventi sportivi, mettono a rischio l’udito di oltre un miliardo di teenager e giovani adulti in tutto il mondo.
10 REGOLE PER PROTEGGERE L’UDITO
Eppure si potrebbe fare molto per difendere la salute dell’apparato uditivo. Ecco 10 regole per te e per tuo figlio.
1. Con l’ipod, la musica “a palla” nelle orecchie sfiora come niente i 100 decibel. Per intenderci, il livello di frastuono di un aeroplano al decollo, ma ripetuto per ore. Insomma, uno stress per i timpani, che porta inevitabilmente a un calo nell’udito. La regola? Usare le cuffie anziché gli auricolari. E mantenere il volume al livello che permette di sentire in sottofondo i rumori attorno a sé.
2. Quando ci si lava le orecchie, limitarsi alla parte esterna. Nella zona interna, infatti, ci sono delle piccolissime ghiandole che secernono una micro quantità di cerume, con il compito proprio di eliminare dal condotto uditivo granellini di polvere o altro. Pulire invece bene la zona dove ci sono le pieghe, con un sapone non schiumogeno.
3. Non usare i bastoncini di cotone per la pulizia delle orecchie. All’apparenza, sembra di fare una cosa utile. Invece, spinge il cerume nella parte interna, che man mano si accumula fino alla formazione di un tappo che non fa sentire. In più, si corre il rischio di danneggiare il timpano se la punta del bastoncino nei movimenti, si scopre dalla copertura di cotone. L’alternativa? Utilizzare le gocce auricolari, che sciolgono il cerume senza fare guai. Ma non più di una volta al mese.
4. In discoteca la musica è a toni così alti da tramortire le cellule uditive. Non è una bella cosa, perché si rischia di perderne qualcuna e di conseguenza di ritrovarsi con un calo della capacità di sentire. Mettere allora in pratica la regola dell’in&out. In sostanza, ogni 90 minuti, uscire un quarto d’ora. Così, il condotto uditivo riprende fiato.
5. Non vogliamo spaventare, ma sette fumatori su dieci hanno un rischio raddoppiato di problemi di udito rispetto a chi non fuma. E il pericolo per le cellule uditive aumenta di pari passo con il numero di sigarette giornaliere.
6. Ci sono medicinali ototossici, che possono danneggiare l’organo dell’udito. I più rischiosi sono alcuni antibiotici come la neomicina e gli antinfiammatori a base di salicilati. Certo, non si possono evitare in caso di necessità. Ma non fare di testa tua: chiedi un’alternativa per il tuo bambino, oppure se sei in gravidanza.
7. L’aereo mette a dura prova le orecchie. In atterraggio e in decollo, i passaggi repentini di quota alterano la pressione nella zona del timpano. Le conseguenze immediate si avvertono subito, perché il dolore è fortissimo. In più, si alza il rischio di rottura della membrana timpanica, e quindi di un difetto nel sentire. Cosa fare allora? Masticare un chewing-um ai primi segnali di orecchie tappate. Oppure cominciare a deglutire come se si bevesse a piccoli sorsi. O ancora, soffiare aria dal naso tenendo le narici tappate.
8. Ci sono germi e funghi dannosi che possono proliferare soprattutto in mare e in piscina. È sufficiente allora il ristagno di poche gocce di acqua “infetta” nel canale uditivo per scatenare un’infezione del primo tratto del padiglione auricolare col rischio di una perforazione della delicatissima membrana timpatica. Questo non significa auto-vietarsi o vietare a tuo figlio le nuotate e i giochi in acqua, ma appena si torna a riva, risciacquare le orecchie con acqua potabile e asciugarle con cura.
9. Curare bene le otiti del proprio bambino, perché le infiammazioni ripetute sono come degli schiaffi per il suo delicato apparato uditivo. L’errore più comune? Abbandonare i farmaci appena passa il dolore: nella maggior parte dei casi il disturbo non è guarito e si ripresenta più aggressivo di prima. Rispettare quindi i tempi stabiliti dal pediatra.
10. Le donne incinte deveno tenere alla larga il morbillo e la rosolia, perché sono le due malattie pediatriche più pericolose per le orecchie. Se contratte in gravidanza, infatti, possono alterare il corretto sviluppo dell’apparato uditivo del feto, con un pericolo altissimo che nasca con una forma di sordità. La soluzione? Chiedere al proprio medico di famiglia di vaccinarsi.