Tumore linfatico maligno del bambino.
Il linfoma di Burkitt, di tipo non Hodgkin, si riscontra principalmente nell’Africa tropicale, dove rappresenta il tumore più frequente in età infantile. In Europa e nell’America settentrionale è raro, pur costituendo la metà dei linfomi infantili.
Cause
In Africa, la comparsa del tumore è la conseguenza di varie infezioni che si susseguono e comportano una stimolazione superiore alla norma del sistema immunitario e, in particolare, dei linfociti B.
Si riscontra, per esempio, un’infezione da virus di Epstein-Barr, in genere trasmessa dalla madre, cui fa seguito la malaria da Plasmodium falciparum; il tumore subentrerebbe in un secondo tempo, in occasione di incidenti genetici che comportano la traslocazione (cioè lo scambio) dei cromosomi 8 e 14.
Sintomi e segni
La forma africana è caratterizzata da una tumefazione in genere localizzata nella mandibola; la forma europea e americana tende invece a colpire addome e tonsille. L’evoluzione è rapida: l’aumento di volume del tumore è seguito da disseminazione ai linfonodi e, soprattutto, al sistema nervoso centrale, al midollo osseo e al sangue (leucemia acuta).
Diagnosi e trattamento
Solo la biopsia del tumore permette di identificare un linfoma di Burkitt. Da una quindicina d’anni a questa parte i trattamenti chemioterapici, basati sull’impiego di un numero sempre maggiore di farmaci antineoplastici, permettono di guarire la quasi totalità delle forme localizzate e la maggioranza di quelle estese. Per 5-6 mesi viene somministrata la chemioterapia, per via endovenosa e mediante puntura lombare, affiancata dalla radioterapia, per prevenire o riparare i danni al sistema nervoso.
Questo trattamento richiede ricoveri ripetuti e molto prolungati. Il paziente viene considerato guarito se non ha una ricaduta nell’anno successivo a quello d’inizio trattamento; in caso contrario, si pratica un nuovo ciclo chemioterapico, seguito da autoinnesto del midollo.