Malattia infettiva, detta anche febbre di Malta o febbre ondulante, dovuta a un batterio aerobio Gram-negativo del genere Brucella, trasmesso all’uomo dagli animali. A larga diffusione, soprattutto nelle zone mediterranee, è trasmessa da bovini (Brucella abortus bovis), caprini (Brucella melitensis) o suini (Brucella abortus suis), per via cutanea (negli allevatori) o digestiva (assunzione di latte crudo o formaggio fresco contaminati).
Sintomi e segni
L’incubazione può durare diverse settimane. La malattia si manifesta con una febbre prolungata, ondulante (d’intensità variabile), accompagnata da sudorazione e dolori diffusi. Alla febbre si associano varie manifestazioni neuromeningee, osteoarticolari, epatiche o genitali, talvolta setticemiche, in particolare con endocardite.
Diagnosi e trattamento
All’esordio della malattia la diagnosi si basa sull’individuazione del germe, prima tramite emocoltura (coltura biologica del sangue del malato), poi con sierodiagnosi di Wright o intradermoreazione di Burnet. Il trattamento consiste nella somministrazione di antibiotici, efficace quando si impiegano in associazione due o tre prodotti (cicline, chinoloni, aminosidi), somministrati per 2 mesi a partire dalla fase acuta.
Le forme croniche, in particolare quelle che comportano focolai osteoarticolari, sono di difficile gestione. Si può fare ricorso a desensibilizzazione mediante iniezione di antigene, a corticoterapia o a psicoterapia quando i sintomi lamentati vengono amplificati da una componente soggettiva.
Prevenzione
I casi di brucellosi umana o animale devono essere denunciati obbligatoriamente alle autorità competenti. Gli animali contaminati devono essere abbattuti, i locali e la biancheria disinfettati. Nell’uomo, le precauzioni alimentari e un’igiene adeguata sono sufficienti a evitare il contagio. La vaccinazione dei soggetti più esposti per motivi professionali e del bestiame permette di ridurre l’incidenza della malattia.