Vitamina K
Vitamina liposolubile che partecipa alla coagulazione e ad altri fenomeni biologici come il metabolismo delle proteine e la fissazione del calcio. Esistono due forme naturali di vitamina K: il fillochinone, o fitomenadione (vitamina K1), e i menachinoni (vitamine K2).
Fabbisogno e fonti
L’apporto nutrizionale consigliato è di circa 15-40 mg al giorno nel bambino, 45-65 mg nell’adolescente, nell’adulto, nella donna in gravidanza e durante l’allattamento.
La vitamina K proviene in parte dai batteri della flora intestinale, che la sintetizzano, in parte dagli alimenti: verdure a foglia verde (cavoli, spinaci, insalata), crauti. È stabile al calore, ma sensibile alla luce, all’ossigeno e agli ambienti alcalini.
Carenza
La carenza di vitamina K è divenuta eccezionale nel neonato grazie alla somministrazione sistematica di questa vitamina alla nascita. Sussiste tuttavia un rischio nei bambini prematuri o nutriti esclusivamente al seno, e in caso di cattivo assorbimento intestinale dovuto a una patologia digestiva cronica (celiachia, malattia di Crohn, resezione dell’ileo), di nutrizione parenterale non integrata e di interazioni farmacologiche (assunzione di antivitamina K, antibiotici ad ampio spettro, anticonvulsivanti), o ancora in alcune malattie genetiche. La carenza di vitamina K si manifesta con emorragie che possono provocare un’anemia e si cura con la somministrazione farmacologica di questa vitamina. Il rischio di ipervitaminosi è scarso, poiché la vitamina K diviene tossica solo a dosi molto elevate (50 volte maggiori dell’apporto quotidiano consigliato). Le reazioni allergiche sono eccezionali (in sede di iniezione, in caso di somministrazione intramuscolare).
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