Vaccinium myrtillus
Pianta, comunemente nota come mirtillo nero o bilberry, appartenente alla famiglia delle Ericaceae. La droga è costituita dai frutti. È ricca di antocianine, flavonoidi glicosilati, zuccheri semplici e complessi, acidi organici e fenolici, tannini. La Farmacopea Ufficiale Italiana X indica per l’estratto secco nebulizzato e titolato una percentuale di antocianosidi totali, espressi come antocianidine, non inferiore al 23% e non superiore al 26,2%.
Studi farmacologici sperimentali hanno dimostrato che gli estratti di mirtillo sono in grado di inibire in vitro e in vivo l’aggregazione piastrinica indotta dall’ADP, dal collagene e dall’acido arachidonico e di stimolare la produzione e l’attività biologica della prostaglandina I2 (PGI2) a livello delle pareti dei capillari. La droga aumenta i livelli dell’AMP ciclico per inibizione della fosfodiesterasi, e questo spiegherebbe almeno in parte l’attività antiaggregante piastrinica: le antocianine sembrano in grado di inibire i sistemi enzimatici che presiedono alla sintesi del trombossano A2, fattore essenziale per i fenomeni aggregativi.
Il mirtillo nero è ricco di composti fenolici monomerici e polimerici che proteggono le cellule dai processi ossidativi a carico di lipidi e proteine; le antocianine contribuiscono all’attività antiossidante della droga, inibendo la formazione di esaldeide e carbonile.
In un recente studio si sono testati diversi estratti di varie specie di mirtillo e di altre specie botaniche i cui frutti sono commestibili (wild blueberry, bilberry, cranberry, elderberry, raspberry seeds, strawberry), al fine, tra l’altro, di valutarne l’attività antiossidante e l’effetto antiangiogenico (la capacità di ridurre la crescita non fisiologica dei vasi sanguigni, che potrebbe portare alla formazione di varici venose). È stata predisposta una miscela di vari estratti di mirtillo denominata OptiBerry IH141, che ha dimostrato una notevole attività antiradicali liberi (ORAC, Oxygen Radical Absorbing Capacity) e proprietà antiangiogeniche superiori rispetto ad altre combinazioni di estratti testate. L’estratto OptiBerry IH141 sembra inibire anche i fattori di accrescimento endoteliale vascolare (VEGF), principali responsabili dell’angiogenesi tumorale, e pare quindi possedere nel complesso attività antiossidante, antiangiogenica e anticarcinogenetica.
Un altro studio recente ha dimostrato la maggiore efficacia rispetto ai controlli di vari estratti di mirtillo, compreso il mirtillo nero, nell’inibire la crescita dell’Helicobacter pylori e nell’influenzarne la suscettibilità ai macrolidi (claritromicina).
In vivo, nei tessuti di cavia, la droga sembra essere in grado di proteggere il microcircolo arterovenoso in seguito a fenomeni di ischemia e riperfusione. L’estratto, invece, inibisce l’aumento della permeabilità vascolare e l’adesione dei leucociti alle pareti vasali e svolge azione tonico-trofica sulle cellule endoteliali, aumentando il flusso sanguigno nei capillari coinvolti nel fenomeno.
Il mirtillo nero viene usato da molti anni in campo oftalmologico per una sua presunta efficacia nel trattamento della miopia e nella prevenzione delle retinopatie degenerative. Sembrerebbe che gli antocianosidi del mirtillo agiscano sulla lattato deidrogenasi della retina, aumentando la velocità di rigenerazione dei pigmenti retinici. Alla droga viene attribuita anche la capacità di migliorare la capacità visiva notturna nei pazienti affetti da patologie oculari che ne compromettono la visione al buio. Mancano però studi clinici controllati a conferma della sua reale efficacia in questi quadri clinici.
L’estratto secco di mirtillo nero viene consigliato anche nella prevenzione delle infezioni delle vie urinarie e nella diarrea. Occorre precisare a questo proposito che i numerosi studi clinici controllati e non, rintracciabili in letteratura su questo argomento, sono stati effettuati con succo o estratto di mirtillo rosso americano (cranberry). Data la forte somiglianza della composizione chimica e dei costituenti principali di queste due droghe, è peraltro ipotizzabile che il mirtillo nero possieda le stesse proprietà terapeutiche del mirtillo americano, anche se mancano studi a sostegno di questa ipotesi.
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