USTIONI -Come si forma un’ustione
Il danno termico è conseguente al riscaldamento dei tessuti oltre una soglia critica e l’entità di tale danno è funzione dell’energia termica dell’agente ustionante, della durata dell’esposizione e della capacità delle strutture organiche coinvolte di trasmettere il calore.
A parità di sede e di trauma termico, la pelle del bambino e quella dell’anziano riportano solitamente ustioni più profonde rispetto alla pelle di un soggetto adulto.
Il calore fa coagulare le proteine, attiva gli enzimi cellulari e determina la morte (necrosi) dei tessuti coinvolti. Tra la zona necrotica e il tessuto circostante si forma un’area congesta che può progredire verso la necrosi oppure evolvere in senso favorevole verso il riassorbimento dell’edema e la guarigione senza postumi permanenti visibili. Il processo si realizza nel giro di 48-72 ore, il tempo di solito necessario per poter valutare compiutamente l’entità del danno da ustione.
Evoluzione finale di un’ustione
La gravità di un’ustione è correlata alla sua estensione e profondità, oltre che alla sede in cui si verifica. Le ustioni sono state tradizionalmente distinte, in funzione del loro spessore, in quattro gradi (il quarto grado è il più grave) ma oggi si tende, più semplicemente, a dividerle in ustioni superficiali e ustioni profonde, anche in funzione del loro diverso comportamento evolutivo.
Le ustioni superficiali, che comprendono le ustioni di primo grado e quelle di secondo grado superficiale, guariscono spontaneamente, generalmente con restitutio ad integrum nell’arco di poche settimane. Le ustioni profonde, che comprendono le ustioni di secondo grado profondo e quelle di terzo grado (o a tutto spessore), vanno incontro a un processo di riparazione molto più lento (oltre 4 settimane) con gravi esiti cicatriziali. È necessario un trattamento chirurgico, possibilmente precoce, con asportazione dei tessuti necrotici e riparazione con innesti cutanei. Le ustioni di secondo grado profondo si differenziano dalle superficiali per l’entità del danno epidermico, il coinvolgimento del derma medio e quello delle strutture nervose superficiali, che rende spesso meno intensi dolore e bruciore. Le ustioni di terzo grado, a tutto spessore, sono caratterizzate dalla presenza di croste (in termine medico escare) di colore variabile dal bianco-grigiastro al bruno. Il danno coinvolge sia l’epidermide sia il derma in tutto il suo spessore e, talvolta, può interessare anche le strutture ipodermiche sottostanti. La completa distruzione delle strutture vascolari e nervose rende i focolai di ustione di terzo grado freddi e insensibili; in questo caso è indicata la riparazione chirurgica.
Le ustioni di quarto grado sono caratterizzate dal coinvolgimento delle strutture osteotendinee e dalla loro carbonizzazione; tali ustioni comportano spesso il ricorso a interventi di amputazione. L’estensione di un’ustione viene di solito quantificata come valore percentuale sulla superficie corporea totale; nel calcolo si dovrebbe tenere conto solo delle aree di secondo grado. L’area corrispondente alla superficie palmare del paziente, dita comprese, rappresenta approssimativamente l’1% della superficie corporea totale e permette una rapida stima dell’estensione percentuale delle ustioni di piccola taglia. Negli altri casi la “regola del 9” di Wallace (capo 9%, arto superiore 9%, arto inferiore 18%, tronco 36%, genitali 1%) consente agevolmente un calcolo approssimativo dell’estensione.
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