Tularemia
Malattia infettiva dovuta all’inoculazione o all’ingestione di un bacillo Gram-negativo (Francisella tularensis).
La tularemia è stata scoperta all’inizio del Novecento; i roditori (lepre in particolare) costituiscono il serbatoio del bacillo, ma possono essere colpiti dalla malattia numerosi altri mammiferi.
L’uomo viene contaminato occasionalmente, di solito in modo diretto, per contatto cutaneo di una ferita anche minima con un animale infetto, talvolta per ingestione di carne poco cotta contenente il bacillo o tramite puntura (zecca, pulce). Questa infezione sembra interessare soltanto l’emisfero settentrionale.
Sintomi e segni
Dopo un’incubazione silente di circa 4 giorni, l’infezione si manifesta in un primo tempo con cefalea, indolenzimento, febbre e brividi. Quindi compare, nel punto di iniezione, una piaga pruriginosa che si trasforma in un’ulcerazione. Si associano un’infiammazione dei linfonodi, una tonsillite dolorosa e, più raramente, una congiuntivite di uno degli occhi, ugualmente dolorosa. In assenza di trattamento, la febbre persiste per varie settimane. Solo eccezionalmente si verificano un coinvolgimento respiratorio e una setticemia.
Diagnosi e trattamento
Durante i primi giorni di malattia, il germe può essere isolato a partire dal prelievo di un linfonodo infiammato; in seguito la diagnosi si basa sulla diagnostica sierologica. La tularemia è trattata con la somministrazione di antibiotici (cicline) per una decina di giorni; eccezionalmente, è necessario un drenaggio chirurgico dell’adenopatia.
Prevenzione
Si basa sul controllo sanitario delle lepri importate, in particolare dall’Europa centrale. Esiste un vaccino contro la tularemia, raccomandato alle persone esposte alla contaminazione per motivi professionali (conciatori, commercianti di selvaggina, cuochi ecc.).
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