Spondilodiscite
Infiammazione contemporanea di un disco intervertebrale e delle vertebre adiacenti, per lo più di origine infettiva.
Cause
La spondilodiscite può essere di origine infettiva, dovuta al passaggio di germi nel sangue nel corso di setticemia o infezione dentale, cutanea, intestinale, tubercolotica, oppure a un intervento chirurgico (per esempio ernia del disco) o a un’iniezione intradiscale di farmaci. È più raro che sia di natura non infettiva, e in tal caso risulta legata a una spondiloartropatia o a una sindrome SAPHO (sinovite, acne, pustolosi, iperostosi, osteite).
Sintomi e diagnosi
Nella sua forma abituale, la spondilodiscite causa intenso dolore al rachide, che impedisce al malato di spostarsi e si accompagna a febbre con brividi. La diagnosi si basa sulla scintigrafia ossea e, soprattutto, sulla risonanza magnetica, dal momento che spesso la radiografia classica all’inizio della malattia non rivela alcunché di anomalo. È possibile evidenziare il germe responsabile grazie all’emocoltura, in caso di setticemia, o alla puntura bioptica del disco intervertebrale, guidando radiologicamente la traiettoria dell’ago visualizzata su uno schermo.
Trattamento
Consiste nell’immobilizzazione con gesso per circa 6 settimane e nell’antibioticoterapia, da seguire per 12-18 mesi in caso di tubercolosi, per 3 mesi in caso di germe meno pericoloso. Può permanere rigidità articolare a livello del disco intervertebrale infetto.
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