Salmonellosi -Diagnosi
La diagnosi del tifo può essere clinica, ma numerose variabili (età del paziente, precedente vaccinazione, virulenza del ceppo batterico coinvolto) possono modificare il quadro clinico classico, con la febbre che sale lentamente e a gradini. La metodica di laboratorio più utile per confermare la diagnosi è l’emocoltura, cioè la messa in evidenza del batterio su colture in laboratorio del sangue del paziente; questo test risulta comunque positivo solo nel 40-60% dei casi di tifo. Dopo la prima settimana di infezione possono diventare positive anche le colture su feci (coprocoltura) e urine (urocoltura). È più affidabile la coltura su prelievo di midollo osseo, ma si tratta di una metodica invasiva, che non viene in genere utilizzata nei casi comuni. Negli adulti si osserva spesso una diminuzione dei globuli bianchi, che nei bambini tendono invece a essere molto elevati. Il test classico per la diagnosi di infezione da Salmonella tiphi è quello di Widal, ideato più di 100 anni fa, ma la sua affidabilità è piuttosto scarsa ed è stato quindi oggi sostituito da metodiche di laboratorio più raffinate, come la ricerca degli anticorpi di tipo IgM specifici o la reazione polimerasica a catena (PCR), che permette di evidenziare il DNA batterico. Di fatto, comunque, nei paesi in via di sviluppo la diagnosi rimane soprattutto clinica, nonostante il tifo si manifesti spesso in una febbre senza altri evidenti segni distintivi, che quindi può essere confusa con molte altre infezioni (per esempio malaria, tubercolosi o brucellosi).
Anche la diagnosi di salmonellosi non tifoide è per lo più clinica, e spesso è difficile differenziare questa enterocolite da quelle provocate da altri batteri. La coltura sulle feci può confermare la diagnosi, ma quando il suo risultato è disponibile (occorrono alcuni giorni per avere la crescita del batterio) in genere il paziente sta già guarendo.
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