Febbre diLassa
Grave malattia infettiva, estremamente contagiosa, dovuta al virus Lassa (genere Arenavirus, virus a RNA). La febbre di Lassa, appartenente al gruppo delle febbri emorragiche africane, si è manifestata per la prima volta nel 1969 in Nigeria, per poi estendersi all’Africa occidentale, dove è endemica (Sierra Leone, Liberia, Mali, Costa d’Avorio). Il serbatoio del virus è un topo, il Mastomys natalensis, e la contaminazione dell’uomo avviene attraverso le urine e le feci di questo roditore; è possibile la trasmissione interumana, per via ematica o aerea (inalazione di goccioline di saliva, soprattutto se emorragica, emessa da un soggetto infestato).
Sintomi e segni
L’incubazione dura 10 giorni, trascorsi i quali insorge uno stato influenzale, con dolori muscolari e cefalea, talvolta angina e dolori addominali. Segni più gravi, che possono essere accompagnati da un’eruzione cutanea, si manifestano verso il sesto giorno di malattia: emorragie cutanee e digestive, stato di shock, miocardite (infiammazione del miocardio), diarrea severa e vomito.
Una guarigione spontanea, possibile in una quindicina di giorni, lascia il malato in uno stato di grande prostrazione e dimagrimento. In assenza di trattamento la mortalità è elevata (30-40% dei casi nell’epidemia del 1969-1972).
Diagnosi e trattamento
La diagnosi della febbre di Lassa è resa possibile da analisi del sangue che richiedono grandi precauzioni (identificazione del virus in laboratorio di alta sicurezza, classificato P4). I soggetti infetti vanno isolati e trattati con ribavirina, farmaco antivirale tanto più efficace quanto più il trattamento è precoce. Attualmente è nella fase di messa a punto un vaccino.
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