Ipertensione arteriosa -Perché la pressione troppo alta è pericolosa?
Ancora richiamando l’esempio del-l’impianto idraulico di casa, si può notare che i tubi sono stati costruiti per sopportare un certo livello di pressione: se questi tubi sono costretti a sopportarne una maggiore per molti anni, si possono deteriorare e danneggiare, mentre se si applica loro improvvisamente una pressione altissima, per molte ore o giorni, si corre addirittura il rischio di farli rompere.
La situazione descritta si verifica anche nei vasi sanguigni: se la pressione è eccessiva per anni, le arterie si deteriorano, subendo i danni dell’aterosclerosi e, di conseguenza, gli organi che maggiormente dipendono da un regolare afflusso di sangue (cervello, cuore, reni) ne soffrono; se invece il rialzo pressorio avviene rapidamente e a livelli estremamente elevati, i danni possono svilupparsi anche in tempi molto più brevi.
Quest’ultima eventualità è d’altra parte molto rara e, comunque, le terapie disponibili possono riportare i valori di pressione entro limiti accettabili in poco tempo.
Il riscontro di ipertensione arteriosa è tutt’altro che raro nei Paesi occidentali: in Italia, per esempio, gli ipertesi sarebbero oltre dieci milioni. Il fenomeno si manifesta più frequentemente in età avanzata, al punto che la maggior parte dei soggetti anziani ne è affetto. Nella maggior parte dei casi non è nota una causa specifica dell’aumento pressorio (ma lo stile di vita occidentale gioca sicuramente un ruolo molto importante): in queste situazioni si parla di ipertensione essenziale, un disturbo che si può curare ma non guarire definitivamente.
Più raramente (in meno del 10% dei casi) è possibile trovare una malattia che provoca direttamente o indirettamente l’aumento della pressione: si parla allora di ipertensione secondaria, un disturbo che è possibile guarire se si riesce a curare la malattia che l’ha provocato.
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