GRAVIDANZA -Assistenza durante la gravidanza
Ricordando che la gravidanza non è una malattia, bensì un naturale evento dell’epoca fertile della donna, va sottolineato che non è necessario sottoporsi continuamente a esami e indagini strumentali per accertare la normale prosecuzione della gravidanza; d’altra parte, un controllo è comunque opportuno, in quanto fino al 30% delle gravidanze che iniziano senza fattori di rischio possono sviluppare successivamente complicanze.
Proprio grazie alla migliore assistenza materna e perinatale degli ultimi anni si è verificata una riduzione importante della mortalità materna per complicanze peripartum: attualmente, infatti, le principali cause di morte della donna gravida sono rappresentate da malattie che compaiono o si slatentizzano durante la gravidanza. Il corretto approccio alla sorveglianza della gravidanza comporta l’identificazione precoce, quando possibile anche in fase preconcezionale, di patologie materne (per esempio diabete, ipertensione arteriosa o precedente gravidanza a rischio) o fetali che possano comprometterne il buon esito; se non sono presenti fattori di rischio, allora l’obiettivo dell’assistenza in gravidanza è quello di riconoscere precocemente l’insorgenza di fattori di rischio che ne possano compromettere il decorso normale, al pari di un programma di screening.
Attualmente, le modalità di assistenza sono quanto mai variabili, ma tutte si rifanno a un protocollo basilare che prevede alcuni accertamenti fondamentali da eseguire in epoca preconcezionale e nel corso della gestazione. All’inizio della gravidanza, possibilmente entro la 13a settimana ma comunque al primo controllo, vanno eseguiti alcuni esami del sangue (emocromo, glicemia ecc.), il controllo del gruppo sanguigno, i test di funzionalità epatica, l’esame completo delle urine e i test sierologici (per verificare l’eventuale suscettibilità a rosolia, toxoplasmosi e sifilide); inoltre deve essere eseguita una prima ecografia ostetrica, parte dei test non invasivi che è possibile effettuare nel corso della gravidanza iniziale per identificare eventuali anomalie genetiche fetali. Nel corso della prima visita, infine, deve sempre essere controllata la pressione arteriosa e il peso corporeo. Ai successivi controlli, si richiederanno l’esame delle urine e ulteriori test sierologici, qualora la donna sia recettiva per malattie infettive quali la rosolia e la toxoplasmosi.
Tra la 19a e la 23a settimana viene eseguita la seconda ecografia, che serve a datare correttamente la gravidanza e valutare lo sviluppo fetale: la sensibilità dell’indagine nell’identificazione delle malformazioni varia dal 30 al 100%, a seconda del grado di severità della malformazione stessa. La diagnosi o l’eventuale sospetto di malformazione comporta successivi approfondimenti diagnostici (esame genetico del feto e ricerca di eventuali infezioni) sul feto e sui genitori. È consuetudine nel nostro Paese eseguire una terza ecografia nel corso del terzo trimestre, con l’obiettivo di seguire la crescita fetale, cui si associano sempre esami del sangue e delle urine per controllare lo stato di salute materno e fetale. Negli ultimi decenni hanno assunto larga diffusione metodiche di screening e di diagnosi prenatale relative a eventuali anomalie genetiche, ma è bene ricordare che, poiché non esistono attualmente cure disponibili per fare fronte a queste alterazioni, l’unica ricaduta clinica della diagnosi prenatale è l’eventuale interruzione di gravidanza. Per tale ragione, i test di screening e di diagnosi perinatale non devono essere prescritti ma solamente proposti alla coppia o alle donne con eventuali fattori di rischio.
Cerca in Medicina A-Z