Epilessia -Terapia farmacologica
Il trattamento va avviato solo quando le crisi sono sufficientemente documentate da un punto di vista clinico e strumentale. Di fronte a una prima crisi, l’avvio di una terapia antiepilettica non deve mai essere sistematico: il trattamento va iniziato sempre con una monoterapia e la scelta del farmaco va attuata in considerazione del tipo di epilessia, del profilo di attività della molecola scelta e della sua tollerabilità o tossicità, della presenza di eventuali altri malattie (comorbidità) o dell’assunzione di altri farmaci da parte del paziente, infine della presenza di eventuali alterazioni della funzione renale o epatica. Le dosi somministrate vanno anche modulate in funzione dell’età, considerando che il metabolismo dei farmaci antiepilettici è rallentato nei neonati e nel lattante ed è progressivamente accelerato nel bambino, mentre nel soggetto anziano il metabolismo si rallenta nuovamente.
Vi sono antiepilettici di vecchia generazione (fenobarbital, primidone, benzodiazepine, fenitoina, carbamazepina, valproato, etosuccimide) e farmaci di nuova generazione (vigabatrin, lamotrigina, gabapentin, felbamato, topiramato, tiagabina, levitiracetam, zonisamide). I meccanismi con cui agiscono questi farmaci sono diversi. Nelle epilessie generalizzate e nelle forme idiopatiche il trattamento di scelta è l’acido valproico, che agisce con efficacia su assenze, mioclonie e crisi generalizzate tonico-cloniche. Nelle epilessie parziali sintomatiche o criptogenetiche il trattamento di prima intenzione è la carbamazepina, attiva sulle crisi parziali e secondariamente generalizzate. L’insuccesso di una terapia basata sulla somministrazione di un unico farmaco (monoterapia) deve indurre a controllare il dosaggio del farmaco nel sangue mediante appositi esami, anche se questo è possibile solo per acido valproico, carbamazepina, fenobarbital e pregabalin. Dopo essersi assicurati che il farmaco sia assunto in modo corretto, il medico in genere esegue un aumento delle dosi fino a comparsa dei primi risultati. Solo se la monoterapia si rivela sempre insufficiente è indicato il ricorso a una bi-terapia; in caso di insuccesso di più bi-terapie, anche una tri-terapia ha poche possibilità di controllare l’epilessia. L’efficacia di un farmaco si ha quando si riesce a controllare completamente la crisi, ma il trattamento antiepilettico in atto deve essere periodicamente rivalutato. Quando l’epilessia è controllata da tempo ed è in corso la somministrazione di più farmaci (politerapia), è possibile ridurre il numero dei farmaci assunti, sospendendo per primo il farmaco per il quale l’effetto benefico è stato meno netto. Ogni modificazione deve essere comunque progressiva e prudente. Oltre la metà dei pazienti ha una seconda crisi nei primi sei mesi, quelli a maggior rischio di ricorrenza. I fattori predittivi di rischio di ricorrenza sono un EEG con anomalie epilettiformi, l’età giovanile e l’età avanzata, la presenza di morsus, l’esordio durante il sonno o al risveglio.
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