Dislessia e disturbi di apprendimento -Diagnosi
La diagnosi precoce della dislessia è importantissima ed è parere clinico condiviso tra gli esperti che più tardi la difficoltà del bambino viene riconosciuta, più è complesso il protocollo di aiuto. La diagnosi deve essere fatta da specialisti esperti, mediante appositi test che permettano di capire la natura e l’origine della fatica che il bambino compie nell’apprendimento della lettura, evitando gli errori più comuni e soprattutto la colpevolizzazione del bambino stesso.
L’impressione comune secondo cui il bambino “non impara perché non si impegna” o l’attribuzione della causa a problemi psicologici sono errori di valutazione che possono determinare una dinamica psicologica pericolosa dal punto di vista educativo, alla base di sofferenze, frustrazioni, demotivazione, disistima e altre problematiche.
Relativamente alla definizione del profilo diagnostico i punti condivisi dalle diverse associazioni cliniche e di ricerca nel nostro paese sono i seguenti:
- somministrazione di prove standardizzate di lettura a più livelli (parole, non-parole, brano);
- valutazione congiunta dei due parametri rapidità/correttezza;
- compromissione significativa di almeno uno dei due parametri menzionati.
La proposta più recente (2007) indica che, in caso di caduta significativa a una sola prova, sia il giudizio clinico a determinare la decisione di formulare o meno la diagnosi di dislessia, tenendo in considerazione l’intero quadro osservativo.
Nel rispetto della variabilità individuale dei ritmi di apprendimento, l’età minima in cui è possibile effettuare la diagnosi di dislessia coincide con il completamento del secondo anno di scuola primaria, ma già dalla fine del primo, in presenza di profili funzionali compromessi e di fattori di rischio (ritardo o deficit del linguaggio in età prescolare, familiarità per il disturbo di lettura) è possibile porre una ragionevole ipotesi diagnostica.
La scelta degli strumenti di valutazione è lasciata alla discrezionalità del clinico, purché i test utilizzati possiedano accettabili caratteristiche psicometriche (adeguata popolazione di riferimento, norme aggiornate, presenza di soddisfacenti indici di attendibilità e validità). La procedura necessaria per la diagnosi clinica prevede una prima fase di orientamento in cui, tenendo conto dell’anamnesi, del bilancio di salute operato dal pediatra e delle altre informazioni raccolte, si valuta il livello intellettivo e si somministrano le prove specifiche di lettura, in modo da verificare la presenza dei criteri di inclusione.
In una seconda fase sarà possibile procedere alla conferma diagnostica mediante l’esclusione puntuale della presenza di malattie sensoriali, neurologiche, cognitive e di gravi psicopatologie.
È opportuno completare il quadro diagnostico dal punto di vista funzionale, approfondendo sia gli aspetti deficitari sia quelli integri nelle altre abilità fondamentali o complementari (percettive, prassiche, attentive ecc.).
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