Dislessia e disturbi di apprendimento -Sintomi
Fin dall’inizio del percorso scolastico, il bambino dislessico fa fatica nell’imparare a riconoscere le lettere dell’alfabeto scritto (grafemi) e a fissarne la corrispondenza con i suoni (fonemi). Inoltre le difficoltà tendono a persistere negli anni seguenti, a differenza di altre situazioni in cui il ritardo di apprendimento iniziale viene successivamente ben recuperato.
La lettura non diventa, come invece accade per la maggior parte dei coetanei, un processo automatico e continua a richiedere molte risorse di attenzione e cognitive. Nonostante l’impegno, però, il bambino rimane molto lento nella lettura ad alta voce e può compiere alcuni errori tipici:
- inversione di lettere e sillabe (per esempio viene letto “li” al posto di “il”, “talovo” al posto di “tavolo”), problema che si verifica soprattutto con le sillabe complesse (-stra, -for, -sfo, -sva, -ris...);
- sostituzione di lettere che differiscono per il loro “orientamento” spaziale (p/b, d/q, a/e, b/d...) oppure per piccoli particolari (m/n, f/t, c/e…);
- sostituzione di lettere che corrispondono a suoni simili dal punto di vista uditivo (f/v, d/t, p/b, m/n, s/z, c/g, l/r);
- omissioni di lettere, sillabe, parole e salti di riga (per esempio viene letto “pote” al posto di “ponte”, “pazzo” anziché “palazzo”).
In alcuni casi l’errore di decodifica comporta la produzione di altre parole aventi un loro significato (come è il caso di errori visivi del tipo “mattina”/“matita” o morfologici come “andare”/“andato”), in altri casi vengono invece prodotti neologismi, cioè parole inesistenti (“corvo” diventa “carvo”, “pasto” “spato” e così via). Sono spesso presenti anche errori di accentazione e di raddoppiamento (errori fonetici) nella decodifica di gruppi grafemici complessi a ortografia non trasparente (-sc, -gn, -gl, -gh). Sebbene in letteratura siano presenti numerose ipotesi relative ai diversi sottotipi di dilessia (fonologica, superficiale ecc), attualmente non esiste un consenso unanime in merito alle possibili classificazioni.
La difficoltà nella lettura, più o meno grave, si accompagna spesso a problemi nella scrittura (ortografia e aspetto grafomotorio), nel calcolo e talvolta in altre attività mentali (inversione di cifre, memorizzazione di informazioni in sequenza, gestione nel tempo e nello spazio).
Attualmente non ci sono evidenze sull’esistenza di un’unica causa comune a più disturbi specifici di apprendimento (per esempio per dislessia e discalculia), i quali perciò vanno interpretati come indipendenti (comorbilità).
La contemporanea presenza di più disturbi in assenza di una relazione causale tra essi comporta anche, a livello di intervento, la necessità di proporre attività distinte, specifiche per le diverse caratteristiche cognitive: in caso di compresenza di dislessia e discalculia, allora, andranno eseguiti esercizi specifici per ciascun disturbo.
La dislessia (non specifica) può anche presentarsi in presenza di altre patologie (disprassia, disturbo del comportamento e dell’umore, disturbo da deficit di attenzione/iperattività, disturbo d’ansia e così via), quando queste non sono sufficienti a spiegare il deficit di lettura. In tal caso è importante riconoscere la situazione di co-occorenza senza inferire nessi causali dalla condizione clinica del disturbo di apprendimento. Spesso l’insuccesso scolastico genera scarsa autostima e demotivazione verso l’apprendimento. Il disagio psicologico è maggiore nel caso in cui le difficoltà specifiche non vengano individuate precocemente e gli errori vengano attribuiti a scarso impegno, distrazione, disinteresse.
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