Cesareo
Incisione chirurgica che permette di estrarre il neonato dall’utero materno.
Indicazioni
Il cesareo è obbligatorio in certi casi, quali sproporzione fetopelvica (bambino troppo grande per il bacino materno), sofferenza fetale acuta (rallentamento del ritmo cardiaco del feto, che ne rende necessaria una rapida estrazione), placenta previa (inserzione bassa della placenta), errata posizione del feto (di spalle, trasversalmente), gravi patologie della madre al termine della gravidanza (ipertensione arteriosa, tossiemia, coagulopatie).
Il cesareo viene programmato quando non è auspicabile un parto per vie naturali; la decisione di praticarlo può comunque essere presa in corso di travaglio, se si manifestano segni di sofferenza fetale.
Tecnica
L’intervento può aver luogo in anestesia generale o epidurale. Si pratica un’incisione sull’addome, appena sopra la linea del pube e in genere in senso orizzontale, accorgimento che permette una cicatrizzazione ottimale, valida anche sotto il profilo estetico. Talvolta l’incisione può essere verticale.
L’incisione dell’utero, o isterotomia, permette di estrarre il feto e i suoi annessi (placenta, membrane amniotiche). I diversi piani incisi sono suturati con filo riassorbibile.
La cicatrice viene richiusa con fili o graffe che verranno tolti tra il sesto e il nono giorno.
Sorveglianza ed effetti collaterali
La sorveglianza e la convalescenza dopo un parto cesareo sono più lunghe che dopo un parto naturale, trattandosi di un vero e proprio intervento chirurgico. Le complicanze, già di per sé rare, sono ulteriormente ridotte dall’uso preventivo di antibiotici e anticoagulanti. Dopo un primo cesareo, se le dimensioni del suo bacino lo permettono, la donna può partorire per via naturale. D’altro canto, se la cicatrizzazione risulta buona, si possono praticare anche tre o quattro cesarei consecutivi.
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