Bypass aortocoronarico
Inserimento di un innesto tra l’aorta (o un’arteria extracardiaca) e l’arteria coronaria allo scopo di ristabilire la circolazione sanguigna normale nel troncone arterioso ristretto o occluso.
Indicazioni
Si decide di praticare un bypass aortocoronarico quando la coronarografia (esame radiografico che, previa iniezione di un mezzo di contrasto, permette di visualizzare le arterie coronarie) mostra una stenosi (restringimento), quando il ventricolo sinistro del cuore ha difficoltà a contrarsi, il paziente presenta angina o i sintomi dell’insufficienza coronarica non possono essere alleviati dai farmaci.
La decisione viene presa al fine di evitare l’insorgenza di un infarto del miocardio.
Tecnica
L’intervento viene effettuato in anestesia generale e può durare sino a 5 ore. Il chirurgo incide verticalmente il torace, al centro dello sterno, per aprire il pericardio. Il paziente è collegato a una macchina cuore-polmone che mantiene le funzioni cardiache e respiratorie durante l’operazione sul cuore.
In seguito si incide la coronaria. Un’estremità di un segmento vascolare (arterioso o venoso), prelevato dal paziente, viene collegata a monte della stenosi, mentre l’altra è connessa all’arteria a valle.
Se si utilizza l’arteria mammaria interna, essa viene collegata direttamente all’arteria coronaria, a valle della stenosi. In caso di stenosi multiple, il chirurgo effettua vari bypass nel corso dello stesso intervento; si parla allora di doppio, triplo o quadruplo bypass. Una volta realizzato il bypass, si ripristina la circolazione sanguigna naturale e la macchina che assicurava le funzioni cardiorespiratorie viene disconnessa. Pericardio e torace vengono infine richiusi. Talvolta si realizza il bypass senza far ricorso al pompaggio artificiale del sangue.
Convalescenza e prognosi
Dopo 3-4 giorni di monitoraggio in unità di terapia intensiva, il paziente resta in ospedale per una dozzina di giorni.
Talvolta, se le condizioni di salute del soggetto lo richiedono, l’ospedalizzazione in fase di convalescenza può essere prolungata. Se si superano l’intervento e la prima settimana di ricovero, la prognosi risulta spesso eccellente.
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